lunedì, ottobre 31, 2005

Prima settimana di corsi

Questo post dovrebbe essere colmo di notizie, dato che quest'ultima settimana -alquanto intensa sotto certi aspetti- meriterebbe una menzione particolare, essendo la prima di una lunga serie di settimane universitarie.
Però... niente di ché. Mi sono lasciato assorbire dal lavoro, passivamente. Le solite giornate di 10-12 ore, di cui almeno tre passate intensamente a riscrivere definizioni, lemmi e teorema per uno degli articoli in lavorazione. Ho scambiato qualche chiacchera in più con i compagni d'avventura e visto che faccia hanno i professori.
D'altra parte, conoscere gente mi ha aperto tutto un nuovo mondo di speculazioni sul dottorato, su cose che si possono fare e non fare. Ho anche rivisto qualcuno su cui mi ero soffermato poco, tanto preso ero dagli occhioni della sua amica. Mi sono innamorato? Non più di centinaia di altre volte. Però, delle sorprese femminili barcellonesi e, in genere, della scelta delle persone di cui ci si circonda, parleremo nel prossimo post.

lunedì, ottobre 24, 2005

Stanotte ho sognato che c'era un terremoto a Trento (sono rientrato ieri a Barcellona).
Ero con un'amica -probabilmente Silvia- in un prato vicino Port'Aquila, quando la terra ha iniziato a tremare. Dopo il primo spavento, ho iniziato a correre per portare soccorso in città; un palazzo era crollato lì vicino. Mi avvento sulla vetrina di un negozio di ferramenta e prendo un'ascia, una vanga e una cesoia. In quel momento compare la proprietaria, alla quale spiego l'urgenza (gente stava morendo sotto le macerie!). Per niente sconvolta dall'accaduto, lei acconsente a farmi prendere il tutto a patto di riportarle il materiale dopo l'utilizzo.
"Se scappi, saprò ritrovarti, stanne certo!", mi urla mentre me ne vado.

"Seeee, ti aspetto in Catalogna... stronza trentina!", penso io, allontanandomi.

mercoledì, ottobre 19, 2005

Back in the dead town

Rieccoci nel simpatico Trentino. Stamattina incontro già alcune piccolezze tipiche, indici della regione. Come i titoli dei giornali "Stozzate le galline dei bambini" (e pensare che da buon malpensante avevo letto inizialmente "Strozzate le galline dai bambini") oppure l'urlo "MANCIA!" dal barbiere, ad annunciare il conto pagato un po' più salato, al quale rispondono in coro tutte le ragazze: "GRAZIE!!"; sembrava una scena di un musical tanto erano coordinate bene!

A parte queste facezie sulle quali mi sorprendo ancora a ironizzare, per la prima volta vivo la mia presenza qui con un senso di estraneità e -di conseguenza- di tristezza: sono testimone cosciente della fine di un'epoca della mia vita. Le fini mi hanno sempre attristato. Adesso che saluto gli amici, so che non ci vedremo per molto tempo. Questo è doloroso.

Questo sentimento di
chiusura di porte sconfina anche in un volere a tutti i costi salutare tutti, vedere tutti, per marcare meglio il distacco. A volte sarebbe bene adottare l'usanza esquimese: non salutare le persone che partono, non cacarle, per evitare commozione e sconforto. Ma -e non credo sia solo per il mio gusto per la teatralità affettiva- questa volta voglio esserci. Sto pensando persino di riesumare una persona che non sento da più di un anno, solo per salutarla (ci siamo separati mentre ero ancora scottato). Credo, però, che questo gesto estremo (e forse anche un po' narcisistico) non lo farò.

martedì, ottobre 11, 2005

Ferite visibili


Questa città ha un'aria di casa. Si passa, camminando, da zone altamente turistiche a vicoli stretti e bui. Aria di Medioevo vicino a vento rinascimentale.

La cattedrale è impressionante, con il suo patio a cielo aperto e la navata gigantesca sulla testa. I sepolcri sui quali cammini ti danno un senso di angoscia. Quando ne esci e vedi il sole accecante, sembra tutto dimenticato, lontano.
Ma, come spesso accade, non riesci a lasciarti tutta quanta la sofferenza alle spalle; i pensieri non si cancellano con un colpo di spugna. Uscendo dalla cattedrale guardi un po' meglio i magnifici palazzi attorno e vedi le ferite visibili di Barcellona, quasi nascoste agli occhi cieci dei turisti: fori di pallottole.


Di fronte alla cattedrale

Nelle Ramblas, anarchici e compagni di Orwell del POUM sparavano sugli edifici di fronte, a venti metri di distanza, occupate da comunisti e socialisti; questi vicoli del vecchio Barrio erano, durante la Guerra Civile, campo di battaglia. Lungo le strade almeno il 30% degli uomini aveva un fucile, anche se erano senza uniforme. Una guerra di simboli, con bandiere rosse o coccarde nere.
In questa stessa città, nelle stesse strade che ora percorro e che sono talmente lontane da quei giorni, mi ritrovo a pensare alle ferite che ci hanno fatto diventare quello che siamo.

venerdì, ottobre 07, 2005

A proposito dell'arrivo

Partendo, mia figlia mi ha chiesto se ero emozionato. Emozionato di cambiar vita, scoprire una nuova città, imparare una nuova lingua, lasciare Trento...
No, si. Non lo sapevo, vivevo tutto molto alla giornata, prendendo i cambiamenti come vanno presi, cioé senza pensarci troppo. La scelta era avvenuta prima, parecchi mesi fa, una vita fa. Adesso si stanno solo raccogliendo i frutti di quella scelta.
Barcellona

Non ero emozionato lasciando Napoli, ma volete sapere quando ho capito, di botto, che l'Italia era definitivamente alle spalle? Quando l'aereo, dopo aver descritto una lunga curva dopo le Baleari, ha seguito la costa -scendendo- e sotto all'ala è comparsa Barcellona. Forse Aaronne ha provato la stessa sensazione, vedendo la Terra Promessa. Forse. Intanto a me si sono appannati gli occhi...

martedì, ottobre 04, 2005

Catalunya!


Eccoci!
Quarto giorno. Ci sarebbe tanto da dire o da raccontare; prime impressioni sulle quali ridere in seguito.

Le prime impressioni sono positivissime (e vorrei vedere!). Ci si sente a casa; Napoli... come dovrebbe essere.

Una delle curiositá dei primissimi minuti: tutti vanno in giro con gli infradito o con espadrillas o al massimo con scarpe da ginnastica. Una popolazione di tranquilloni! Credo che questo spirito bagni l'intera cittá. Non vi dico come ho apprezzato la siesta nel parco, con i pappagalli che mi volavano attorno.