Bloggando dall'Esilio
Questo post è originalmente apparso in spagnolo, scritto da Sebastian Delmont, un venezuelano che vive e blogga a New York City. È stato pubblicato nel primo (e unico) numero di Weblog Magazine, però si può ancora leggere sul secondo blog di Sebastian, Zona Geek. Si tratta di un delirio da blogger, che però rende ben chiara cosa è l'empatia da emigranza.
Per un qualche motivo, che io non pretendo conoscere, vi è un numero disproporzionato di blogger famosi che sono persone che abbandonarono i propri paesi di origine alla ricerca di orizzonti nuovi.
Venezuelani a New York, Americani a Madrid, Ecuadoriani in Messico, Argentini (NdT: e franco-napoletani) a Barcellona, Spagnoli a Montevideo, solo per menzionarne alcuni. E sebbene abbia detto già che non pretendo conoscerne le ragioni, sicuramente questo non costituisce un ostacolo —da buon blogger— all'esporre qualche teoria folle, giusto per passare il tempo.
Come in ogni correlazione, vi sono tre possibili scenari: l'esilio è colpa del blog, il blog è figlio dell'esilio, sia il blog che l'esilio sono stati causati da qualche altro fattore. (I più preparati in statistica mi rimproveranno di aver saltato la possibilità che non vi sia nessuna relazione tra blog ed esilio. Tali persone non sono capaci di percepire l'ironia insita in questo articolo e la sua mancanza assoluta di metodologia scientifica, malgrado il tono pseudo-formaloide, cosicché non le daremo retta.)
Per molti, il blog è diventata la porta aperta sul resto del mondo. Scrivendo un blog stai invitando altre persone a conoscere la tua vita ed è invevitabile che questo avvenga nei due sensi. Così ti ritrovi a leggere i blog degli altri e a scoprire altre vite in altri luoghi. Quando scrivi lamentandoti del trasporto pubblico nella tua citta, qualcuno inevitabilmente lascia un commento che si può riassumere in “la vita è migliore nella mia città”. Alla fine diventa per te impossibile ignorare una tale pressione e inizi a sentirti curioso del mondo oltre la tua strada e, senza nemmeno accorgertene, ti ritrovi qualche mese dopo a trasferirti Oltreoceano.
D'altra parte, certuni erano già curiosi prima di iniziare il proprio blog. Molti si sono trasferiti prima e hanno iniziato a scrivere poi. Ed è nella solitudine della città nuova e straniera che il blog si converte nel legame virtuale coi vecchi amici, con la famiglia, con quanto ci è familiare. Anche quelli che amano la loro nuova vita trovano nel blog lo strumento perfetto per mantenere viva la relazione con quanti sono rimasti a casa. Non è più necessario passare ore al telefono con la mamma a raccontare com'è la nuova casa, per poi ripetere le stesse cose allo zio e poi più tardi all'amico di sempre. Semplicemente lo posti sul blog e poi ti godi il tempo avanzato bevendo una birra al bar dell'angolo.
Ma forse non c'è nessun collegamento causale. Forse bloggare e l'esilio sono entrambi il risultato di qualche altro fattore. Forse noi blogghiamo come forma di conoscenza e viaggiamo per lo stesso motivo. Forse la stessa attitudine mentale che ci ha portati a scrivere del tempo o di quello che mangiamo a colazione è responsabile di aver stimulato in noi il desiderio di vivere in un altro paese.
Però, dopo tanto analizzare, sono arrivato a una teoria che forse non tutti condivideranno, ma se questi lasciano da parte l'orgoglio e guardano dentro di sé, si renderanno conto che è questa la vera ragione. Credo che tutti i blogger esiliati partirono un giorno in cerca di un nuovo destino solo per avere di che bloggare, e anche perché non c'è modo migliore di ottenere nuovi link che farsi nuovi amici in una nuova città. Mi arrischio a dichiarare che questi blogger sono emigrati in cerca di nuovi post e di un miglior pagerank.
1 commento:
'O francè...
ma quale cervello in fuga?
tuttal'+...cervello in figa!
Ho bisogno urgente di parlarti.
tel appena puoi.
L'anonima Palmieri
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