venerdì, marzo 03, 2006

Consolato d'Italia di Barcellona (2ª parte)

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Alla fine ce l'abbiamo fatta! Siamo riusciti a iscriverci all'A.I.R.E.

Il plurale maiestatis è per la grande soddisfazione nel riuscire nell'impresa. Non a caso mi sento un po' come la prima volta in cui terminai Double Dragon.

Iniziamo dall'inizio.
Mi sono recato alle porte del consolato mercoledì, poco dopo le 7 del mattino. La bandiera tricolore era riapparsa al balcone del 1º piano: ottimo segno. Non ero il primo in fila, ovviamente, benché fossi arrivato 3 ore prima dell'apertura degli uffici. Armato di un nuovo (buon) libro, mi sono messo a pazientare. Passa il tempo e la gente arriva. Passa il tempo e inizio a chiaccherare con gli altri emigranti che aspettavano assieme a me in mezzo alla strada.

Sorpresa, sorpresa! L'80% dei presenti erano italiani, si, ma del Sudamerica! Argentina! Quasi tutti gli italiani di Barcellona sono argentini, nipoti di emigranti e a loro volta emigranti. Corsi e ricorsi storici: dagli Appenini alle Ande e poi, 50 anni dopo, dalle Ande ai Pirenei. Tra Marco e Sebastien in pratica.

A un certo punto (non ce la si faceva più dal freddo) spunta un impiegato del consolato che ci dà dei numeri per accedere, più tardi, all'ufficio competente. Per riscaldarci, andiamo a prendere un caffé corretto al bar di fronte e iniziamo a raccontarci le nostre storie di emigranza.

Ezechiele (detto Eze) è originario dell'Etna, nonno emigrante e lui è tornato a lavorare in Italia, a Milano. Fredda Milano e dura anche. Quando è arrivato a Barcellona è rimasto tutta l'estate senza lavorare, lui, la moglie e i due figli piccoli. Non si sono persi d'animo e si sono goduti in spiaggia sotto gli ombrelloni la vacanza forzata.

Maria viene da Santa Fé. Ha sposato un italiano e siccome il sangue italico scorre nelle vene anche del terzo figlio (a questo punto ci mostra le foto di tutti e tre), lo va a iscrivere al consolato. Il bambino ha un anno, non ha mai visto l'Argentina e non ha ancora una nazionalità. L'ideale sarebbe quella spagnola, visto che vivrà qui, probabilmente. Ma la nazionalità spagnola si ottiene per diritto di sangue, non di nascita, e quindi meglio ripiegare sull'Italia.

Mi fermo qui coi racconti, ma in 3 ore di fila ce ne siamo dette di cose...


Alle 10 meno cinque saliamo e siamo ammessi dal portiereindivisadasecurity a fare la fila allo sportello 5.
Dopo un'ora, Eze e Maria -raggiunta dal marito, ex calciatore e adesso idraulico- sono rimandati indietro perché gli mancano alcune carte. Dovranno ricominciare l'odissea un altro giorno; lunedì visto che gli uffici dell'A.I.R.E. sono aperti solo 3 giorni alla settimana, in periodo elettorale. Logico.

Fortuna vuole che la mia iscrizione si faccia senza inghippi. Da Trento ora deve solo arrivare il nullaosta e poi sarà fatta. Se entro il 22 marzo non ho notizie, allora dovrò tornare per vedere a che punto è arrivata la pratica. Il 22 marzo è la data limite per far arrivare le cartelle elettorali.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

complimenti
allora è sicuro se ci invitano per il 2 giugno andiamo insieme!

ciao

Ruthven ha detto...

Si... il tutto è vedere adesso se la pratica arriva a buon termine!
Il 2 giugno eh? ...me lo segno in agenda, non lo voglio perdere!!