Affari di famiglia
Il gruppo di AI, qui alla Pompeu, è composto da personaggi più che da persone. Chi altri che emarginati sociali, ingrippati di console o studenti svogliati potrebbero unirsi per tentare di realizzare l'irrealizzabile?
In questo piccolo mondo vi sono ovviamente dinamiche politico-sociali, anche se molto rilassate. In effetti non ci sono stati -finora- reali motivi per lottare tra di noi e l'atmosfera è molto tranquilla e amichevole. Davvero una situazione ideale per lavorare, più con compagni che con colleghi?
Tutto tranquillo insomma... finora.
Da poco è arrivato dal Brasile F., nuovo studente di dottorato. Lo conoscevamo già in quanto era venuto a dare un seminario lo scorso anno. Seminario nel quale fu crocifisso vivo, questo sia detto fra parentesi. L'aggiunta di un nuovo elemento al gruppo rappresenta un problema di per sé, si tratta piuttosto di una buona notizia, un potenziale compagno di birre e uscite varie. In questo caso però si è scatenata una subdola la lotta.
La domanda che ci poniamo è la seguente: "Quale sarà l'ufficio di F.?"
Non è una domanda innocente: i posti sono limitati, anzi limitatissimi. In verità di posto libero ce n'è uno solo... e nessuno lo vuole occupare.
Si tratta della scrivania di O., bravissimo ragazzo andorriano, matematico che lascia il gruppo per dedicarsi ad altre ricerche. Nella fattiscpecie, la scrivania di O. si trova nell'ufficio di fronte al mio: una stanza piccola con 2 occupanti. Il secondo inquilino è H.
H. è un teorico. Sicuramente una bravissima persona oltre che a un genio della logica, però veramente troppo fuori dalla realtà e dalle convenzioni sociali. No, non sono un bacchettone, non guardo dall'alto in basso chi fischia a tavola o chi ha tic compulsivi. I punkabbestia (qui graziosamente chiamati "perroflauta") mi fanno un baffo. Questo per dire che di gente strana ne ho vista... come tutti quanti voi, probabilmente. Difatti H. non è strano in quel senso. H. combatte le sue fobie non parlando.
Ipercontrollato. Si autodefinisce "l'uomo del mistero", facendo correre un fastidioso brivido lungo la schiena. Ha un senso dell'umorismo gelido quanto il suo sguardo. Quando cerca di essere amichevole, gli occhi del suo interlocutore cercano disperatamente un appiglio, vagando sfenatamente longo tutto l'arco visivo alla ricerca una parvenza di complicità. Nessuno invece incrocerà quello sguardo, temendo di venir trascinato in quella conversazione dove sudori freddi accompagnano ogni silenzio, ogni domanda la cui risposta potrebbe essere una trappola.
Per alleviare la tensione e "fare gruppo", ci siamo ritrovati tutti (o quasi: le assenze sono state evidenziate senza pietà) a un simpatico barbecue fuori porta.
Questo piacevole quadretto per dire che il capo, H.G. (forse il più personaggio tra tutti noi) ha qualche remore nel rischiare la salute mentale del nuovo arrivato, lasciandolo prendere posto nell'ufficio con H. Infatti, il capo sta cercano un volontario.
Tale richiesta si è palesata nella persona di H.P., nostro notevole compagno di ufficio (una volta una bambina all'aeroporto di Manchester lo ha indicato chiedendo: "What's that?"). Egli ha tentato subdolamente di convincere ciascuno di noi, prendendolo in disparte o avvalendosi della complicità di terzi. Il rischio per lui è grande, in quanto è il dottorando più anziano: il posto di O. gli spetta di diritto (qualunque cosa ciò voglia dire).
Quindi da qualche giorno il dipartimento di Intelligenza Artificiale sembra un tavoliere di Cluedo. Sguardi ammiccanti o minacciosi. Domande interrotte a metà. Sedie che scompaiono e riappaiono nella "stanza difronte". Post-it in brasiliano. Seminari cancellati per assenza dello speaker. La tensione si è fatta insopportabile...
...speriamo che duri!
In questo piccolo mondo vi sono ovviamente dinamiche politico-sociali, anche se molto rilassate. In effetti non ci sono stati -finora- reali motivi per lottare tra di noi e l'atmosfera è molto tranquilla e amichevole. Davvero una situazione ideale per lavorare, più con compagni che con colleghi?
Tutto tranquillo insomma... finora.
Da poco è arrivato dal Brasile F., nuovo studente di dottorato. Lo conoscevamo già in quanto era venuto a dare un seminario lo scorso anno. Seminario nel quale fu crocifisso vivo, questo sia detto fra parentesi. L'aggiunta di un nuovo elemento al gruppo rappresenta un problema di per sé, si tratta piuttosto di una buona notizia, un potenziale compagno di birre e uscite varie. In questo caso però si è scatenata una subdola la lotta.
La domanda che ci poniamo è la seguente: "Quale sarà l'ufficio di F.?"
Non è una domanda innocente: i posti sono limitati, anzi limitatissimi. In verità di posto libero ce n'è uno solo... e nessuno lo vuole occupare.
Si tratta della scrivania di O., bravissimo ragazzo andorriano, matematico che lascia il gruppo per dedicarsi ad altre ricerche. Nella fattiscpecie, la scrivania di O. si trova nell'ufficio di fronte al mio: una stanza piccola con 2 occupanti. Il secondo inquilino è H.
H. è un teorico. Sicuramente una bravissima persona oltre che a un genio della logica, però veramente troppo fuori dalla realtà e dalle convenzioni sociali. No, non sono un bacchettone, non guardo dall'alto in basso chi fischia a tavola o chi ha tic compulsivi. I punkabbestia (qui graziosamente chiamati "perroflauta") mi fanno un baffo. Questo per dire che di gente strana ne ho vista... come tutti quanti voi, probabilmente. Difatti H. non è strano in quel senso. H. combatte le sue fobie non parlando.
Ipercontrollato. Si autodefinisce "l'uomo del mistero", facendo correre un fastidioso brivido lungo la schiena. Ha un senso dell'umorismo gelido quanto il suo sguardo. Quando cerca di essere amichevole, gli occhi del suo interlocutore cercano disperatamente un appiglio, vagando sfenatamente longo tutto l'arco visivo alla ricerca una parvenza di complicità. Nessuno invece incrocerà quello sguardo, temendo di venir trascinato in quella conversazione dove sudori freddi accompagnano ogni silenzio, ogni domanda la cui risposta potrebbe essere una trappola.
Per alleviare la tensione e "fare gruppo", ci siamo ritrovati tutti (o quasi: le assenze sono state evidenziate senza pietà) a un simpatico barbecue fuori porta.
Questo piacevole quadretto per dire che il capo, H.G. (forse il più personaggio tra tutti noi) ha qualche remore nel rischiare la salute mentale del nuovo arrivato, lasciandolo prendere posto nell'ufficio con H. Infatti, il capo sta cercano un volontario.
Tale richiesta si è palesata nella persona di H.P., nostro notevole compagno di ufficio (una volta una bambina all'aeroporto di Manchester lo ha indicato chiedendo: "What's that?"). Egli ha tentato subdolamente di convincere ciascuno di noi, prendendolo in disparte o avvalendosi della complicità di terzi. Il rischio per lui è grande, in quanto è il dottorando più anziano: il posto di O. gli spetta di diritto (qualunque cosa ciò voglia dire).
Quindi da qualche giorno il dipartimento di Intelligenza Artificiale sembra un tavoliere di Cluedo. Sguardi ammiccanti o minacciosi. Domande interrotte a metà. Sedie che scompaiono e riappaiono nella "stanza difronte". Post-it in brasiliano. Seminari cancellati per assenza dello speaker. La tensione si è fatta insopportabile...
...speriamo che duri!
2 commenti:
Qualche aggiornamento sulla situazione.
L'altro giorno abbiamo preso E. in disparte, chiuso la porta della stanza e iniziato:
- Abbiamo da dirti qualcosa.
- Cosa?
- Senti, c'è la scrivania nella stanza di H. che è libera e pensavamo che, in quanto americano, ti facesse piacere spostarti di là.
- ...
- Che ne pensi?
(i visi erano seri e tesi, a parte me che trattenevo a malapena le risa nascondendomi dietro allo schermo del computer)
- I would prefer not to...
(Risate generali!!)
H. è scomparso per una settimana: è andato in Portogallo con la futura suocera. Nel frattempo, visto che non c'era, F. è rimasto nell'ufficio di H. e nessuno ha detto niente.
Fare il vago, a volte, paga.
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