Siamo tornati!
Finite le vacanze, finita l'estate. Sono tre giorni che piove a dirotto (con fulmini e tutto) su una città ormai disertata dai turisti.
Fortuna che l'adolescenza è passata o che gli ormoni si tengono calmi in queste ore, altrimenti mormorerei persino camminando Il pleut doucement sur la ville di Verlaine, come ho fatto tante volte in passato, con l'umore sbagliato.
Comunque sono tornato alla vita universitaria, con gli studenti che pretendono di passare un esame per il quale non hanno studiato e con il relatore che fa la faccia truce perché non hai combinato una ceppa. Finita la vacanza e la spensieratezza: sembra che mi sia portato a casa più incoerenze che alla partenza. Ci sto lavorando sopra, tranciando col machete.
Il divertente sta nel fatto che, appena risolta una situazione, me ne creo subito una nuova più intricata di prima! "Rimpiangere? Rimpiangere mai!", diceva il buon Francesco. Questo è l'incubo che perseguita noi post-trentenni: il dubbio di esserci lasciati sfuggire qualcosa tra le dita della mano, quando potevamo trattenerla qualche secondo di più. Al ché si diventa come una discarica sentimentale, dove la logica ormai non ha più voce in capitolo.
Se avete una soluzione, vi prego di comunicarmela.
Attualmente sto cercando di applicare la teoria di M. dei cluster affettivi non interferenti, ma ho dei problemi con gli overlapping.
Fortuna che l'adolescenza è passata o che gli ormoni si tengono calmi in queste ore, altrimenti mormorerei persino camminando Il pleut doucement sur la ville di Verlaine, come ho fatto tante volte in passato, con l'umore sbagliato.
Comunque sono tornato alla vita universitaria, con gli studenti che pretendono di passare un esame per il quale non hanno studiato e con il relatore che fa la faccia truce perché non hai combinato una ceppa. Finita la vacanza e la spensieratezza: sembra che mi sia portato a casa più incoerenze che alla partenza. Ci sto lavorando sopra, tranciando col machete.
Il divertente sta nel fatto che, appena risolta una situazione, me ne creo subito una nuova più intricata di prima! "Rimpiangere? Rimpiangere mai!", diceva il buon Francesco. Questo è l'incubo che perseguita noi post-trentenni: il dubbio di esserci lasciati sfuggire qualcosa tra le dita della mano, quando potevamo trattenerla qualche secondo di più. Al ché si diventa come una discarica sentimentale, dove la logica ormai non ha più voce in capitolo.
Se avete una soluzione, vi prego di comunicarmela.
Attualmente sto cercando di applicare la teoria di M. dei cluster affettivi non interferenti, ma ho dei problemi con gli overlapping.
1 commento:
Questa e' la copia di (una parte di) un articolo letto su D di Repubblica qualche tempo fa - e' un po' lungo ma in vari punti secondo me ci azzecca non poco, e mi sembra in linea col tuo post.
Stereofonia Sentimentale - D/Donna 22/4/06
Permettere al cuore delle alternanze e' un curioso modo di amare. Non e' esattamente come tradire.
E' piu' sottile e c'e' meno meschinita'. Intanto non ci si lega definitivamente e quando si aggiunge una persona a quella precedente non si spezza un'unicita'. Non essendo arrivati, nemmeno per un dolcissimo sbaglio, come fece Sartre con Simone de Beauvoir, a dire: "Tu sei la consistenza stessa del mio essere. Il cuore del mio cuore".
Sono storie che si cominciano tutte. Anzi l'imperativo categorico e': iniziare. Ma non hanno sviluppo. Fanno parte di un regno statico. Ci si accontenta dei primi sorrisi, delle attese, degli appuntamenti che hanno fine all'alba. Ma se c'e' da condividere un aspetto complicato dell'esistenza dell'altro si fa un break, un'interruzione. E' questa possibilita', questa via di fuga, che consente di incontrare altre persone e poi tornare. Come se niente fosse.
In fondo quello che si costruisce in queste relazioni discontinue, ma continue nel tempo, e' una dimensione. Una dimensione che appare straordinaria, ma che dopo anni svela la sua trama.
Non ci si vede sempre, anche se l'altro vorrebbe. Si tengono i famosi spazi personali ben stretti, come coltelli in una giungla affollata di serpenti.
Altro particolare, non si dichiara: sono fidanzata o impegnata. Quello che ho sentito parecchie volte dalle amiche, e': "Ho qualcosa". Oppure: "Ho delle situazioni". Addirittura: "Pendenze". Alla domanda cosa ti piace di lui, c'e' sempre una risposta laconica, che prevede l'annuncio di un unico grande pregio e a cui segue una logorroica spiegazione su tutti i motivi reali, o assurdi, per i quali la storia puo' essere definita di passaggio. Non eterna.
La teoria della paura e' vecchia e non convince quasi piu' nessuno. Non esaurisce il mistero della perenne alternanza. Se c'e' una paura e' solo quella di non poter fare quello che ci pare, di non poter cambiare, pur sapendo che non si cambia mai. Il terrore di dover restare nella buona e nella cattiva sorte accanto a un altro individuo che non siamo noi stessi. Pero' tra donne se ne parla e ho notato un sottile godimento, un puerile piacere nel fare la vivisezione di un rapporto incompiuto.
Stupida o superflua la domanda che ho fatto a Maria: "Perche' non lo lasci?"
-Che motivo avrei. Non e' neanche geloso.
-"Magari si fida di te", le ho detto.
-Lui mi ama molto.
-Parlate mai di sposarvi?
-Mi ha confessato che non si sposera' mai.
-Ci sei rimasta male?
-Ero felice.
-Ma se sei libera puoi trovare la persona giusta.
-Insieme a lui sono gia' libera.
Fulmineamente pensai: giovani adulti che si comportano da annoiati, che hanno bisogno di compagnia. Ma non vogliono avere bisogno di una persona. Il malorino, la stretta allo stomaco, la struggente simbiosi non fanno per loro. Hanno inventato il sistema di trasformare l'amore in un'amicizia. Dove molte piu' cose sono permesse e i doveri assenti.
E poi si sa, l'amicizia non e' esclusiva, ce ne possono essere altre contemporaneamente.
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