giovedì, settembre 29, 2005

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Sabato prossimo, a quest'ora, sarò nella mia nuova casa di Barcellona.
Sconvolgente dirlo in questo modo; mi sto vivendo questa partenza esattamente come gestii la partenza da Trento: del tutto inconsapevolmente. Avverto una certa ansia, un peso allo stomaco come quando stai per saltare dal trampolino più alto di una piscina o come prima di un'immersione. Il senso dell'ignoto, ma nulla più. Quella sensazione adrenalinica sottile alla quale non ci si abitua mai.

Altro elemento di novità: vado a vivere con una donna. La mia futura coinquilina si chiama Anna, è spagnola e ho già iniziato a farci il fareniello per email (e questa non è una novità...).

lunedì, settembre 26, 2005

Non so se dovrei parlarne.

Oggi mi è capitato un episodio degno di essere raccontato... più discusso che raccontato a dire il vero, tanto mi ha fatto stare male. Evento raro visto che di solito tengo i miei sentimenti per me.
Ma il bloggheggiare questo implica una sua -seppur minima- diffusione e non mi pare opportuno farne un caso.
Al chè mi pongo la domanda: "Cosa va e cosa non va messo sul blog?". Quanto è lecito stendere i propri panni sporchi in pubblico? Certi argomenti che racconterei volentieri a molti amici senza crearmi problemi, non mi sento di metterli in Rete, anche se sono quegli stessi amici che li vanno a leggere. Certi episodi indicano punti deboli che non vanno mostrati a tutti o a certe persone che rischiano di capitare in quest'angolo della Rete. Dunque non rimane che autocensurarsi... che senso ha fare mostra di sé, nonostante tutto e tutti?
Ancora: a chi interessa il mio star male? Certo a un sottoinsieme dei possibili utenti del blog. Quindi il fare mostra di sé anche in questo non è altro che esibizionismo.

Sbaglio in qualcosa?

giovedì, settembre 22, 2005


Ecco, ci siamo.
Ho chiuso il gas, caricato l'ultima cassa di libri in macchina, consegnato le chiavi. Mi volto indietro (mai farlo!) e vedo i monti verdi che sembrano -incredibile- salutarmi.
Ieri sera, per la prima volta, mi sono reso conto che sto lasciando questa città. La sto lasciando sul serio, veramente, per non tornare. Mi ha fatto tristezza. Come ad Alfio quando stava partendo: alcuni anni della propria vita dedicati a un posto, amicizie, abitudini che finiscono in un rapido saluto.
Ieri sera ero alla Malombra, locale gestito da uno scorbutico umbro che, per una volta, mi ha salutato calorosamente. Questo è stato il primo locale nel quale son stato a Trento, appena trasferito, nel maggio 2003. Piacevole serata con Giovanna, durante laquale conobbi Yaya e Tiziana (mia futura collega). Sarà l'ultimo bicchiere di rosso trentino bevuto da residente trentino, in piacevole compagnia di una collega subacquea.
Il cerchio si chiude, una volta ancora.
...speriamo che Buccella non lo venga a sapere!

lunedì, settembre 19, 2005

Fucking Åmål


Perché di solito mi viene una bomba. Jessica s'arrabbia da morire.
Perché ci metto 2 grammi di latte e 5000 chili di cioccolato e così... diventa quasi nero... e così, allora... allora di solito ci devo mettere più latte, ma il bicchiere non basta più e allora lo devo versare in un altro bicchiere -un bicchiere più grande- e se il bicchiere non c'é lo verso in un altro bicchiere e il cioccolato diventa fortissimo...

mercoledì, settembre 14, 2005

Non è mai facile tornare a casa, dopo un lungo viaggio.
Eccomi di nuovo in Italia, dopo una lunga assenza e la sensazione, al rientro è ancora una volta legata a quello che ti ha colpito mentre eri fuori. Folla Nel treno, a Peschiera del Garda, guardavo il lago e lo paragonavo agli altri laghi visti in Canada, guardavo passare le case nella campagna e rivedevo la fattorie che ergono i loro silo in mezzo a pianure sconfinate.
L'Italia mi sembra un pullulare di umanità: ovunque ti giri trovi segni dell'attività dell'uomo. Le campagne non sono mai deserte, le città sempre popolose e le case ammassate le une sulle altre. Sembra che non ci sia spazio per tutti e ci dobbiamo stringere per fare posto agli altri.
Forse è veramente così.

giovedì, settembre 01, 2005

Gli americani amano il gioco della palla. Inteso come lanciare la palla.
Mi fa pensare un po' a "Non ci resta che piangere" dove Pia (Amanda Sandrelli), che Mario (Massimo Troisi) corteggiava, giocava a lanciare la palla, appunto. "Bisogna provare, provare, provare, provare, pro...vare, provare, provare e poi ci si riesce bene...si lancia e si riprende...anche tre o quattro volte..."

Lancio di palla Sembra che le regole siano accessorie e completamente ininfluenti sullo spirito del gioco: l'importante è lanciare (e di conseguenza) riprendere la palla. Generalmente lo si spaccia per un gioco di squadra, ma è altamente individualista, a meno che quello che prenda la palla lanciata sia della stessa squadra. Si, gli sport nordamericani si posso riassumere a questo: uno lancia la palla e l'altro la raccoglie, quando c'è un altro.
Ho notato questo facendo zapping. Sono capitato, a turno su varie partite.
Bowling Uno sport in cui si lancia la palla verso dei birilli, senza nessuna interazione con l'avversario.
Football Un gioco in cui uno lancia la palla lontano e un altro la deve recuperare. Una volta fatto questo, si ricomincia. Ci sono anche degli avversari che devono impedire di lanciare o acchiappare la palla.
Baseball Il gioco più assurdo che abbia mai visto. Si tratta di una versione con palla dei quattro cantoni. Un tipo su una cunetta di terra lancia una palla che un avversario con una mazza deve colpire. Se l'avversario con la mazza non la tocca, allora un compagno in un'armatura da samurai deve prenderla con un guantone.
In tutti questi giochi non c'è strategia: tutto si limita a lanciare la palla al meglio.
Continuando lo zapping sono caduto su le finali mondiali di poker. Il poker anche è un gioco stupido, dove l'interazione con le carte degli avversari è tutta psicologica e randomica. Mi è sembrato tanto affascinante e complesso, che non sono riuscito a staccarmi per tutta la nottata.