mercoledì, maggio 06, 2009

Principesse metropolitane

Tempo fa parlavamo delle scelte.
La tentazione oggi si è presentata sotto forma di una principessa dalle gambe bianche, calzate di un leggero velo di seta mentre un gonnellino nero copriva fianchi larghi ed invitanti. Non mi dilungherò sulle spalle, scoperte e rotonde, da calzare perfettamente il palmo delle mani di un uomo. Un volto da angelo, dagli occhi sottolineati da una matita nera quanto i folti capelli che cadevano, con ampie cascate di boccoli, su un collo lungo e affusolato.
Difficile, veramente difficile staccarle gli occhi di dosso, sopratutto dopo che i nostri sguardi si sono incrociati un attimo fin troppo lungo per essere onesto.

Non vi parlo poi della bionda dai capelli corti, tacchi e sedere provocante che era nella stessa carrozza e che incrocio ogni giorno in dipartimento. Facciamo finta di ignorarci.

Leggo il mio libro senza essere capace di concentrarmi sulle parole. La principessa tira fuori da una borsa giallo di Napoli (scuro) un set da trucco di Hello Kitty
rosa profondo e si concentra sulle sue labbra. Credo che tanta femminilità messa assieme non l'ho vista mai. Traballo.

La guardo. Non la guardo. Faccio le due cose assieme. Accarezzo il libro che mi è stato regalato da B. e penso alla sua pelle e alle risate fatte assieme. Le due donne della metro sembrano aspettare, ma la donna che ho io non aspetta un mio passo, la donna che io amo anticipa i miei desideri. Sempre. Sempre? Forse con la principessa sarebbe la stessa cosa, ma probabilmente no...

Le scelte, porca puttana, le scelte! Chiudersi strade per accedere ad altre. Ma poi?

Non alzo più lo sguardo e penso a quanto sono cambiato in questi anni. I consigli degli amici cercati e
ascoltati, la tranquillità nel guardarsi indietro, la disciplina nel seguire le proprie scelte. Appunto.
Scendo dal treno e (forse per la prima volta in vita mia) non mi giro per lanciare un ultimo sguardo seduttore all'indietro.

La paura non passerà prima di molto tempo. Ma non fa niente. Le scelte implicano patimento, quasi per definizione, ma sono anche queste stesse scelte che ci definiscono. Sarà perché si cresce solo attraverso la sofferenza?