giovedì, gennaio 15, 2009

Barcelona es bona si la bolsa sona!

Tre anni per districarsi nel labirinto dell'offerta culturale che è Barcellona! Il tutto, per vivere bene, è metterci il suo peso in danaro. Da quel momento in poi si esce dal circolo del turismo a basso costo e si accede ad aree dove si fa arte decisamente migliore. Si, perché il turista barcellonese è di tre tipi.
Il primo è quello che non si muove lungo le Ramblas, nato per essere spellato, attratto dalla reputazione della città, questo parco di divertimenti continuo. È un turista ignorante, pecorone dei tour organizzati. Il museo Picasso è la sua meta culturale più ambita, quando non va al museo del sesso a Colon.
Poi viene il turista colto. Costeggia il "pecorone" alla Sagrada Familia, lo si vede su a Montjuic al museo Miró e ai concerti del Palau. Beve un cappuccino al Borne e fa shopping nello stesso quartiere.

Infine c'è il turista danaroso. Scende all'Art e fa shopping al passeig de Gracia come tutti gli altri, solo che lui esce dai negozi con buste nella mano. A volte lo si vede da Bua su a Diagonal. Non esce al Borne perché non si sente cool, tranne quando cena al Bestiari o a Comerç 24. È ai concerti del Palau o al Liceu, ma non troppo perché generalmente è invitato a feste private su a Sarria.

Il mondo del divertimento segue il ritmo dei turisti. Ci sono i concerti pop e le discoteche frequentate, i finti spettacoli di flamenco per compiacere la massa. I concerti di qualità sono pochi, così come il teatro, che si divide tra superproduzione milionaria e spettacolo in catalano al fine di rivendicare una tradizione culturale ormai superata da un'avanguardia che non guarda a regionalismi.Festival Grec 2008


E noi, in tutto questo, come ci collochiamo? Beviamo una birra al Borne perché siamo cool, ma poi andiamo all'Apollo o al Razz. Tanto poi la musica pop è ovunque la stessa e questo l'industria dello spettacolo lo ha capito bene. Per uscire dai canoni... ecco, bisogna pagare. Da quando si mette a disposizione un budget per lo spettacolo si aprono porte insperate. Festival del teatro Grec, opere e grandi interpreti al Liceu, Herbie Hancock al Palau, musica sperimentale sulla terrazza del museo Miró (e la sera ci sono due pianoforti che si riflettono su uno specchio d'acqua mentre suonano e dietro il sole cala lentamente sulla città in fiamme). Si esce e si torna a casa soddisfatti. Più che soddisfatti: più sapienti, ricchi, appagati.

Ma poi chi si incontra a quei concerti "esclusivi" in tali luoghi ameni? Non si capisce bene.
L'amica Simo -mia fedele compagna di scappate al Liceu- mi faceva notare che a Napoli, quando si andava a teatro, si incontrava mezzo mondo. Qui? Non si sa se chi ci costeggia è professore universitario, funzionario di partito o ricco proprietario andaluso. Non esiste -o almeno non in forma esplicita- un gruppo sociale riconoscibile che si incontra spesso agli eventi artistici della città. La gente del Liceu non è la stessa che vedi al tuo ristorante preferito o alla prima di un film.
Sarà Barcellona elitista anche nella sua offerta culturale, tanto da creare comparti stagni di habitués? Oppure, più semplicemente, non esistono gruppi culturalmente attivi e quelli che incontro quando esco la sera sono semplicemente altri turisti, di una quarta categoria nascosta e culturalmente attiva.