domenica, dicembre 25, 2005

Felice Natale

Non avendo noi sottomano verità e certezza,
non si può stare la vita intera in dubbia speranza.
Su, non deponiamo di mano il bicchiere;
nell'ignoranza in cui siamo, che differenza c'è tra il lucido e l'ebbro?


Omar Khayyàm - 58: Rubaiyyàt

giovedì, dicembre 22, 2005

Sono tornato a casa e ho appena sentito mia figlia. Due secondi fa, veramente. Scrivo di getto perché la sensazione è curiosa e va condivisa.
Questo pomeriggio avevo sentito la Peppa, ma non mi aveva trasmesso lo stesso sentimento di attesa, di tensione. Non per mia figlia, per Napoli.
Per Napoli e tutto ciò che rappresenta. Sono di nuovo qui e mi sto rendendo conto ora soltanto di quello che significa: rivedere tutti, raccontare, farsi raccontare, parlare italiano, dialetto persino ed essere compresi, casa, i genitori, S. Gregorio coi pastori e i turisti, la pizza, o' Vesuvio e quell'odore misto di polvere pirica e caldarroste che plana sulle strade. Napoli a Natale, con tutti gli amici in giro, tornati dalle loro rispettive emigranze.
Si, ci sono e mi fa piacere esserci. Di colpo la Spagna è lontana, anche se la sento così tanto parte di me. Strana sensazione, come è strano dire a qualcuno a cui si tiene molto: "Ci vediamo domani".

Ci vediamo domani!

sabato, dicembre 17, 2005

I got it!

Simpathy for the Devil

World Tour
Maro' e che c'è vulute?!?!!!

Live in Oberhausen

martedì, dicembre 13, 2005

Scatologia natalizia

Caganer

Giusto un rapido saluto dato che sono impegnatissimo tra paper e ricerca di una casa. non vi dico i giramenti di cogl...

Comunque, anche qui c'è la festa di S. Lucia (ricordo quella di Trento, un momento di animazione e simpatia di quel posto in mezzo alla Alpi) e sotto la cattedrale, il mercato dei pastori. Come a San Gregorio Armeno, esattamente.
In bella mostra una tipica figura catalana, el caganer.
El caganer sta lì, nel presepe, e mentre tutti fanno festa, portano doni, si meravigliano e pregano, lui caca. Se ne fotte, non fa niente che è nato Gesù o che i Re Magi stanno venendo: fuma la pipa (di solito) e caca.
Non so se questa figura deriva dall'irriverenza catalana per il governo centrale (e ogni altra forma di dominazione esterna) o dal gusto barcellonese per la scatologia (las Ramblas era un tempo una cloaca e comunemente chiamata el Cagalell, letteralmente: "strada della cacca") oppure se semplicemente rappresenta un simbolo di buona fortuna.
In ogni caso quest'anno metterò anche io un caganer nel presepe e sicuramente non sarà nascosto in secondo piano!

lunedì, dicembre 05, 2005

Sempre più difficile

Escher CubesSarà perché è lunedi mattina, ma non è un buon motivo per il mondo di apparire come una pellicola surrealista. Stamattina mi sembra che tutto vada al rallentatore, che la gente sia più strana di quanto dovrebbe e -per peggiorare le cose- l'inglese non vuole saperne di ingranare.
Se vi sembrava che la (mia) vita sentimentale a Napoli fosse (è) intricata, che i rapporti vi siano promiscui e che tutti si conoscano senza via d'uscita, allora non avete visto nulla. Non ero preparato a questo.
Un paio di post fa vi era un accenno notevole a tutto questo groviglio; ieri notte sono rimasto basito. Esco con la mia futura coinquilina (quella dagli occhi celesti, non azzurri, ho guardato bene) e dopo le prime due birre ci raggiunge un suo collega di ufficio.
Quando lei si assenta, tanto per fare conversazione, gli chiedo se è catalano.
- No, sono gallego, come S.
- Ah! Ma vi conoscevate prima di venire a Barcellona?
- Si, sono 10 anni che facciamo vacanze assieme: mio padre e sua madre sono fidanzati.
- ...

giovedì, dicembre 01, 2005

Mayte Salas (c)TelecincoUn post su H. me lo fate fare? (dai Anna, per piacere...)

Tengo un amico, qui a Barcellona, che è proprio simpatico. Carino, checazzo... Però combina solo guai! Ora non vado a farvi il suo curriculum (presente passato e futuro) di fantozzaggini; però, almeno a me, ha messo una gran confusione almeno in un paio di occasioni.

Venerdì scorso, che eravamo usciti a berci una birretta e poi -non so come- siamo finiti all'Apolo (discoteca da urlo di Barcellona), mi ha fatto dubitare dei pochi progressi fatti con lo spagnolo. Infatti insisteva nel parlarmi in un misto di inglese-catalano, convinto che fosse spagnolo-italiano (comprensibilissimo per me!), con l'ovvio risultato che il sottoscritto non ci capiva un'emerita mazza!

Peggio, H. mi ha inculcato un'idea assurda, frutto della mente malata di un suo amico. Costui ha una teoria che dice che la porcaggine a letto di una donna è proporzionale alle dimensioni degli orecchini. Una stronzata.
Stamattina nella metro è salita una classe dove tutte le ragazzine (zorritas?) facevano a gara a chi aveva il paio di orecchini dal diametro maggiore; non sapevo più dove guardare per tenere a freno i miei pensieri da rattuso.
Una teoria senza senso, comunque. Non va neanche presa in considerazione.

10 minuti fa, una tipa mi scrocca un passaggio in ascensore, non risponde al mio -cortese- saluto e se ne va senza nemmeno guardarmi in faccia. "Devi avere una vita ben triste, stronza!", penso io guardandola andare via: aveva degli orecchini talmente minuscoli che manco si vedevano.

giovedì, novembre 24, 2005

Un giornata particolare

Questa giornata si annuncia come Dio comanda!

ore 9:00 La mia futura coinquilina dagli occhi azzurri 1) conosce M/M, la tipa che sto marcando stretto queste ultime -poche- settimane e 2) mi dice che M/M è l'ex del mio compagno d'ufficio (bastardo!).

ore 10:30 Sento Vh che mi dà notizie a l l u c i n a n t i.

ore 12:00 Allarme antincendio all'Università. La gente, invece di fare lo gnorri e chiudersi in ufficio, si veste ed esce per strada. Cosa mai viste!

ore 12:05 Incontro per la scale M/M, che mi invita a una cena a casa sua venerdì.

Certi giorni sono così, un po' pazzi.



Dimenticavo...
Sera: Siccome il mese prossimo sarò in Italia, abbiamo festeggiato stasera il Natale a casa, con Anna. Si, con un mese di anticipo, che tanto siamo là...
Buon Natale a tutti!!

mercoledì, novembre 23, 2005

Yo no puedo enamorarme de ti

Ci sono situazioni nelle quali è proibitissimo innamorarsi.
Non per altro, ma per motivi sensati e ragionevoli. La ragionevolezza tira fuori delle muraglie inattese fatte per salvarci la pelle.
Che succede se ti tiri una storia con la coinquilina? Quando finisce, che fate? Si continua ad abitare assieme e a portare gente in camera come se niente fosse? E poi, a nome di chi è il contratto e chi deve farsi da parte quando sorge un litigio serio?

Non si può, non si può.
Lo stesso accade con certe amiche: il rapporto non sarebbe più lo stesso, il loro mondo le crollerebbe addosso e tu non sapresti come gestire i tuoi sentimenti.
-Il mio ragazzo mi ha detto di non innamorarmi di te, mi ha confessato un'amica (a cui -ahimé- tengo molto).
-Come dargli torto? ho risposto io, capendo benissimo quello che stava succedendo; ridendo però sotto i baffi.

Credo di averne combinate di tutti i colori, però mi rimane ancora un'autodifesa dai casini. Non parlo del fidanzato geloso... figurarsi! Parlo proprio dei casini che potrebbero coinvolgere intimamente la sfera affettiva portando la ragion pratica a lottare contro gli slanci emotivi.

Non si fa, non si fa.
Poi il giorno che la combinerò grossa...
(perché si campa una volta sola)
(perché dove c'è gusto non c'è perdenza)
...sarete i primi a saperlo!

venerdì, novembre 18, 2005

Insomnia

Insonne, l'altra notte, mentre smaltivo la carica adrenalinica del martedì, ho fatto un gioco.
Disteso nel letto, a occhi chiusi (ma tanto era tutto buio) ho cercato di ricordare il primo incontro con i miei amici.
Non è un esercizio facile. Provate e mi direte. Quello che ha funzionato meglio è stato regredire man mano, partendo dai ricordi meglio noti. Risalendo nel tempo.
Ciò che mi ha sorpreso di più è che con i ricordi, sono venute a galla le impressioni, come vedevo queste persone all'epoca... o come erano. Durante la notte ho rivisto tanti aspetti che abbiamo dimenticato, tanti dettagli (che poi son quelli che lasciano una traccia), le parole dette sul momento.
Sarebbe interessante confrontarci, ridere pensando alle prime impressioni, alle idee sbagliate; come i fidanzati che scherzano su come si vedevano prima di stare assieme.
Bel gioco, interessante sotto molti aspetti. Pericoloso anche. Se non stai attento ti assale una nostalgia... Per fortuna ti vengono in mente anche gli episodi antipatici e quindi non hai il tempo di lasciarti trasportare nel baratro della malinconia. E poi passi a un'altro amico e rivedi anche lui da giovanissimo, quando anche tu eri ingenuo, meravigliato di tutto, stupido anche.
Ho rivisto Mara-bambina nel sacco a pelo durante l'Occupazione, Frezzetella al tavolo di tressette con Rosaria, il Vax nell'omonima sala, Alessandro alle prese con la Minicozzi, una ragazza che non conoscevo che mi faceva la posta fuori dall'aula d'Istituzioni, la Peppa seduta su un tavolo nelle catacombe a parlarmi della sua tesi (già allora!), Alberto Imparato, Mario Martone e Maurizio Palmieri in fila per la matricola. Ce n'e' quasi per tutti!
Questo weekend vado a Valencia, a incontrare Anne (conosciuta a piazza S.Maria Maggiore a Treviso) e Ester (al Baraonda a Trento) e forse anche Vincent (discussione sulla meccanica quantistica ubriachi fradici a Treviso per strada).

venerdì, novembre 11, 2005

:-)

Non è mai facile vedere gettare la spugna a una compagna di avventure (si, lo so che non è così...).
Andare a vedere se c'era qualcosa di nuovo nel blog era diventata più che un'abitudine, una maniera di sentirla vicina. Sarà la malincolia che mi assale ogni volta che intuisco la fine di un periodo o la musica che sto ascoltando (ottima direi, cubana) o semplicemente leggere di un mondo in frantumi che fatica a ricomporsi.
Sarà anche il caos di questi giorni in cui il lavoro sembra strapparmi via ogni goccia di vita, tentando di aspirarmi dentro allo schermo del computer o friggendomi le cervella a furia di cercare di sciogliere il bandolo della matassa. Ci sarebbero tante cose da fare, c'è un mondo lì fuori! A volte il mondo è -semplicemente- all'interno.
Quindi chiudo anch'io con una citazione, un saluto, un incoraggiamento:
Addio,
e grazie per tutto il pesce!

martedì, novembre 08, 2005

Paella!

El senor Joachin, cuoco del giorno

Domenica si è andati a mare a mangiare la paella. Casa dei genitori di Anna, mi ha ricordato tante abbuffate napoletane al sole (leggi Rocca, S.Gregorio, Comabbio, ... in inciso: strano, non ricordo piacevoli mangiate al sole con Marta).
Comunque, ecco la preparazione come comparirà nel mio ricettario:
  • Far (sof)friggere gli scampi e i gamberi nell'olio di oliva bollente. Una volta colorati (un minuto o due), levarli dalla paella. (N.d.A. Si dice paella sia per indicare la grande padella nel quale si cucina che il piatto in se stesso).
  • Far rosolare la carne allo stesso modo (tracchilelle tagliate a tronchetti).
  • Una volta la carne rosolata, aggiungere le seppie e calamari a rondelle.
  • Quando anch'essi si sono indorati, aggiungere piselli, peperon(ci)ni verdi e, per ultimo, pomodori tritati.
  • Salare e far prendere ben soffriggere i pomodori (che devono colorarsi di scuro).
  • Mettere il riso e mescolare bene, facendolo tostare per un minuto. Aggiungere poi acqua di cottura di pesce -probabilmente delle cozze o di teste di gamberi- in proporzione di 3 a 1 col riso.
  • Aggiungere i pistilli di zenzero e dare un'altra rigirata.
  • Aggiungere i crostacei che avevate ritirato prima e le vongole. Mescolare il tutto con enfasi dopodiché piantate le cozze ai bordi del piatto.
  • Guardate bene la paella. L'avete guardata? E bella? Non toccate più nulla fino alla fine. Solo sono ammesse alcune "scotoleate" di paella per evitare che si bruci sui bordi.
  • Quando sembra che l'acqua sia tutta assorbita, levare dal fuoco e fate assestare il tutto per 5 minuti.
  • Servire irrorando con una lieve spremuta di limone.

venerdì, novembre 04, 2005

Trabalenguas

El perro de San Roque
No tiene rabo
Porque Miquel Ramírez
Se lo ha cortado!



..e un brindisi alla nuova infanta Leonor.

martedì, novembre 01, 2005

Per fare una scelta, bisogna averne la possibilità.
Non c'è scelta se non c'è alternativa; non si può parlare del libero arbitrio di una pietra che rotola lungo un declivio.
Così per noi, prima di poterci sentire effettivamente liberi, dobbiamo procurarci delle alternative tra cui scelgliere e sulle quali scervellarci. Paradossalmente, anche quelle che meno ci importano.
Poi, generalmente sono queste ultime che ci sorprendono maggiormente.
Me ne vengono in mente tante; sopratutto ultimamente mi è capitato di farmi sor-prendere da una situazione alla quale -certo- non avevo chiuse del tutto le porte, però non le avevo dato inizialmente alcuna chance e sicuramente non l'avevo considerata una possibilità reale.
Qui entrano in gioco i meccanismi della scelta. Quando parlo di preferenza, di prima scelta, generalmente è quella dettata dallo stomaco. La ragione di solito interviene in seconda battuta, offrendoci la possibilità di apprezzare ciò che ci cade dal cielo. Quando è lo stomaco a guidarci, ci fa scansare le possibilità troppo fredde o ragionevoli, fino a portarci quì, dove siamo ora.

Chi scegliereste?

lunedì, ottobre 31, 2005

Prima settimana di corsi

Questo post dovrebbe essere colmo di notizie, dato che quest'ultima settimana -alquanto intensa sotto certi aspetti- meriterebbe una menzione particolare, essendo la prima di una lunga serie di settimane universitarie.
Però... niente di ché. Mi sono lasciato assorbire dal lavoro, passivamente. Le solite giornate di 10-12 ore, di cui almeno tre passate intensamente a riscrivere definizioni, lemmi e teorema per uno degli articoli in lavorazione. Ho scambiato qualche chiacchera in più con i compagni d'avventura e visto che faccia hanno i professori.
D'altra parte, conoscere gente mi ha aperto tutto un nuovo mondo di speculazioni sul dottorato, su cose che si possono fare e non fare. Ho anche rivisto qualcuno su cui mi ero soffermato poco, tanto preso ero dagli occhioni della sua amica. Mi sono innamorato? Non più di centinaia di altre volte. Però, delle sorprese femminili barcellonesi e, in genere, della scelta delle persone di cui ci si circonda, parleremo nel prossimo post.

lunedì, ottobre 24, 2005

Stanotte ho sognato che c'era un terremoto a Trento (sono rientrato ieri a Barcellona).
Ero con un'amica -probabilmente Silvia- in un prato vicino Port'Aquila, quando la terra ha iniziato a tremare. Dopo il primo spavento, ho iniziato a correre per portare soccorso in città; un palazzo era crollato lì vicino. Mi avvento sulla vetrina di un negozio di ferramenta e prendo un'ascia, una vanga e una cesoia. In quel momento compare la proprietaria, alla quale spiego l'urgenza (gente stava morendo sotto le macerie!). Per niente sconvolta dall'accaduto, lei acconsente a farmi prendere il tutto a patto di riportarle il materiale dopo l'utilizzo.
"Se scappi, saprò ritrovarti, stanne certo!", mi urla mentre me ne vado.

"Seeee, ti aspetto in Catalogna... stronza trentina!", penso io, allontanandomi.

mercoledì, ottobre 19, 2005

Back in the dead town

Rieccoci nel simpatico Trentino. Stamattina incontro già alcune piccolezze tipiche, indici della regione. Come i titoli dei giornali "Stozzate le galline dei bambini" (e pensare che da buon malpensante avevo letto inizialmente "Strozzate le galline dai bambini") oppure l'urlo "MANCIA!" dal barbiere, ad annunciare il conto pagato un po' più salato, al quale rispondono in coro tutte le ragazze: "GRAZIE!!"; sembrava una scena di un musical tanto erano coordinate bene!

A parte queste facezie sulle quali mi sorprendo ancora a ironizzare, per la prima volta vivo la mia presenza qui con un senso di estraneità e -di conseguenza- di tristezza: sono testimone cosciente della fine di un'epoca della mia vita. Le fini mi hanno sempre attristato. Adesso che saluto gli amici, so che non ci vedremo per molto tempo. Questo è doloroso.

Questo sentimento di
chiusura di porte sconfina anche in un volere a tutti i costi salutare tutti, vedere tutti, per marcare meglio il distacco. A volte sarebbe bene adottare l'usanza esquimese: non salutare le persone che partono, non cacarle, per evitare commozione e sconforto. Ma -e non credo sia solo per il mio gusto per la teatralità affettiva- questa volta voglio esserci. Sto pensando persino di riesumare una persona che non sento da più di un anno, solo per salutarla (ci siamo separati mentre ero ancora scottato). Credo, però, che questo gesto estremo (e forse anche un po' narcisistico) non lo farò.

martedì, ottobre 11, 2005

Ferite visibili


Questa città ha un'aria di casa. Si passa, camminando, da zone altamente turistiche a vicoli stretti e bui. Aria di Medioevo vicino a vento rinascimentale.

La cattedrale è impressionante, con il suo patio a cielo aperto e la navata gigantesca sulla testa. I sepolcri sui quali cammini ti danno un senso di angoscia. Quando ne esci e vedi il sole accecante, sembra tutto dimenticato, lontano.
Ma, come spesso accade, non riesci a lasciarti tutta quanta la sofferenza alle spalle; i pensieri non si cancellano con un colpo di spugna. Uscendo dalla cattedrale guardi un po' meglio i magnifici palazzi attorno e vedi le ferite visibili di Barcellona, quasi nascoste agli occhi cieci dei turisti: fori di pallottole.


Di fronte alla cattedrale

Nelle Ramblas, anarchici e compagni di Orwell del POUM sparavano sugli edifici di fronte, a venti metri di distanza, occupate da comunisti e socialisti; questi vicoli del vecchio Barrio erano, durante la Guerra Civile, campo di battaglia. Lungo le strade almeno il 30% degli uomini aveva un fucile, anche se erano senza uniforme. Una guerra di simboli, con bandiere rosse o coccarde nere.
In questa stessa città, nelle stesse strade che ora percorro e che sono talmente lontane da quei giorni, mi ritrovo a pensare alle ferite che ci hanno fatto diventare quello che siamo.

venerdì, ottobre 07, 2005

A proposito dell'arrivo

Partendo, mia figlia mi ha chiesto se ero emozionato. Emozionato di cambiar vita, scoprire una nuova città, imparare una nuova lingua, lasciare Trento...
No, si. Non lo sapevo, vivevo tutto molto alla giornata, prendendo i cambiamenti come vanno presi, cioé senza pensarci troppo. La scelta era avvenuta prima, parecchi mesi fa, una vita fa. Adesso si stanno solo raccogliendo i frutti di quella scelta.
Barcellona

Non ero emozionato lasciando Napoli, ma volete sapere quando ho capito, di botto, che l'Italia era definitivamente alle spalle? Quando l'aereo, dopo aver descritto una lunga curva dopo le Baleari, ha seguito la costa -scendendo- e sotto all'ala è comparsa Barcellona. Forse Aaronne ha provato la stessa sensazione, vedendo la Terra Promessa. Forse. Intanto a me si sono appannati gli occhi...

martedì, ottobre 04, 2005

Catalunya!


Eccoci!
Quarto giorno. Ci sarebbe tanto da dire o da raccontare; prime impressioni sulle quali ridere in seguito.

Le prime impressioni sono positivissime (e vorrei vedere!). Ci si sente a casa; Napoli... come dovrebbe essere.

Una delle curiositá dei primissimi minuti: tutti vanno in giro con gli infradito o con espadrillas o al massimo con scarpe da ginnastica. Una popolazione di tranquilloni! Credo che questo spirito bagni l'intera cittá. Non vi dico come ho apprezzato la siesta nel parco, con i pappagalli che mi volavano attorno.

giovedì, settembre 29, 2005

-2

Sabato prossimo, a quest'ora, sarò nella mia nuova casa di Barcellona.
Sconvolgente dirlo in questo modo; mi sto vivendo questa partenza esattamente come gestii la partenza da Trento: del tutto inconsapevolmente. Avverto una certa ansia, un peso allo stomaco come quando stai per saltare dal trampolino più alto di una piscina o come prima di un'immersione. Il senso dell'ignoto, ma nulla più. Quella sensazione adrenalinica sottile alla quale non ci si abitua mai.

Altro elemento di novità: vado a vivere con una donna. La mia futura coinquilina si chiama Anna, è spagnola e ho già iniziato a farci il fareniello per email (e questa non è una novità...).

lunedì, settembre 26, 2005

Non so se dovrei parlarne.

Oggi mi è capitato un episodio degno di essere raccontato... più discusso che raccontato a dire il vero, tanto mi ha fatto stare male. Evento raro visto che di solito tengo i miei sentimenti per me.
Ma il bloggheggiare questo implica una sua -seppur minima- diffusione e non mi pare opportuno farne un caso.
Al chè mi pongo la domanda: "Cosa va e cosa non va messo sul blog?". Quanto è lecito stendere i propri panni sporchi in pubblico? Certi argomenti che racconterei volentieri a molti amici senza crearmi problemi, non mi sento di metterli in Rete, anche se sono quegli stessi amici che li vanno a leggere. Certi episodi indicano punti deboli che non vanno mostrati a tutti o a certe persone che rischiano di capitare in quest'angolo della Rete. Dunque non rimane che autocensurarsi... che senso ha fare mostra di sé, nonostante tutto e tutti?
Ancora: a chi interessa il mio star male? Certo a un sottoinsieme dei possibili utenti del blog. Quindi il fare mostra di sé anche in questo non è altro che esibizionismo.

Sbaglio in qualcosa?

giovedì, settembre 22, 2005


Ecco, ci siamo.
Ho chiuso il gas, caricato l'ultima cassa di libri in macchina, consegnato le chiavi. Mi volto indietro (mai farlo!) e vedo i monti verdi che sembrano -incredibile- salutarmi.
Ieri sera, per la prima volta, mi sono reso conto che sto lasciando questa città. La sto lasciando sul serio, veramente, per non tornare. Mi ha fatto tristezza. Come ad Alfio quando stava partendo: alcuni anni della propria vita dedicati a un posto, amicizie, abitudini che finiscono in un rapido saluto.
Ieri sera ero alla Malombra, locale gestito da uno scorbutico umbro che, per una volta, mi ha salutato calorosamente. Questo è stato il primo locale nel quale son stato a Trento, appena trasferito, nel maggio 2003. Piacevole serata con Giovanna, durante laquale conobbi Yaya e Tiziana (mia futura collega). Sarà l'ultimo bicchiere di rosso trentino bevuto da residente trentino, in piacevole compagnia di una collega subacquea.
Il cerchio si chiude, una volta ancora.
...speriamo che Buccella non lo venga a sapere!

lunedì, settembre 19, 2005

Fucking Åmål


Perché di solito mi viene una bomba. Jessica s'arrabbia da morire.
Perché ci metto 2 grammi di latte e 5000 chili di cioccolato e così... diventa quasi nero... e così, allora... allora di solito ci devo mettere più latte, ma il bicchiere non basta più e allora lo devo versare in un altro bicchiere -un bicchiere più grande- e se il bicchiere non c'é lo verso in un altro bicchiere e il cioccolato diventa fortissimo...

mercoledì, settembre 14, 2005

Non è mai facile tornare a casa, dopo un lungo viaggio.
Eccomi di nuovo in Italia, dopo una lunga assenza e la sensazione, al rientro è ancora una volta legata a quello che ti ha colpito mentre eri fuori. Folla Nel treno, a Peschiera del Garda, guardavo il lago e lo paragonavo agli altri laghi visti in Canada, guardavo passare le case nella campagna e rivedevo la fattorie che ergono i loro silo in mezzo a pianure sconfinate.
L'Italia mi sembra un pullulare di umanità: ovunque ti giri trovi segni dell'attività dell'uomo. Le campagne non sono mai deserte, le città sempre popolose e le case ammassate le une sulle altre. Sembra che non ci sia spazio per tutti e ci dobbiamo stringere per fare posto agli altri.
Forse è veramente così.

giovedì, settembre 01, 2005

Gli americani amano il gioco della palla. Inteso come lanciare la palla.
Mi fa pensare un po' a "Non ci resta che piangere" dove Pia (Amanda Sandrelli), che Mario (Massimo Troisi) corteggiava, giocava a lanciare la palla, appunto. "Bisogna provare, provare, provare, provare, pro...vare, provare, provare e poi ci si riesce bene...si lancia e si riprende...anche tre o quattro volte..."

Lancio di palla Sembra che le regole siano accessorie e completamente ininfluenti sullo spirito del gioco: l'importante è lanciare (e di conseguenza) riprendere la palla. Generalmente lo si spaccia per un gioco di squadra, ma è altamente individualista, a meno che quello che prenda la palla lanciata sia della stessa squadra. Si, gli sport nordamericani si posso riassumere a questo: uno lancia la palla e l'altro la raccoglie, quando c'è un altro.
Ho notato questo facendo zapping. Sono capitato, a turno su varie partite.
Bowling Uno sport in cui si lancia la palla verso dei birilli, senza nessuna interazione con l'avversario.
Football Un gioco in cui uno lancia la palla lontano e un altro la deve recuperare. Una volta fatto questo, si ricomincia. Ci sono anche degli avversari che devono impedire di lanciare o acchiappare la palla.
Baseball Il gioco più assurdo che abbia mai visto. Si tratta di una versione con palla dei quattro cantoni. Un tipo su una cunetta di terra lancia una palla che un avversario con una mazza deve colpire. Se l'avversario con la mazza non la tocca, allora un compagno in un'armatura da samurai deve prenderla con un guantone.
In tutti questi giochi non c'è strategia: tutto si limita a lanciare la palla al meglio.
Continuando lo zapping sono caduto su le finali mondiali di poker. Il poker anche è un gioco stupido, dove l'interazione con le carte degli avversari è tutta psicologica e randomica. Mi è sembrato tanto affascinante e complesso, che non sono riuscito a staccarmi per tutta la nottata.

venerdì, agosto 26, 2005

I supermercati nordamericani mi affascinano.
Vi ho appena fatto un giro e penso che ci faro' un salto anche domani. La prima volta che ci ho messo piede ero stanco da 400km di guida, era notte, avevo fame e pioveva pure, però vi ho girato e girato per ore, guardando tutto, volendo toccare tutto. Si parla di abbondanza, ma i supermercati qui sono il Tempio del consumismo.
Il supermercato è elevato qui a qualcosa di semi-divino. Sembra il Paradiso del colesterolo, il Nirvana della glicemia!
Non ho mai visto tante schifezze, di ogni genere, tipo, foggia e colore, allineate o accatastate, tutte insieme o strategicamente disperse per i corridoi. Donuts, caramelle, biscotti, muffins, brownies, torte, crostate, schiumoni, gelati, sciroppi, caramelle, cioccolatini, frutta secca, ... ma non si ha idea di quanti tipi ne possano esistere di ognuno di essi!!! Se il libro di sabbia conteneva un'infinità di pagine, qui gli scaffali dei supermercati sembrano contenere un'infinità di dolciumi.
Ma non solo. La roba zuccherosa (come chiamarla altrimenti?) è disseminata subdolamente tra gli altri scaffali. Esempio: girando per il reparto della frutta (fresca, economica e alcune cose veramente mai viste in vita mia -le zucchine gialle, le prugne-pesca - ) si è colpiti dalla presenza vicino alle banane dello sciroppo di cacao per intingere la macedonia, oppure dei donuts (bisognerebbe aprire un capitolo a parte per queste succulenti creatrici delle maniglie dell'amore) posti a caso tra i reparti dei formaggi e della carne. Ci sono anche le caramelle, queste disseminate veramente quasi ovunque; a domanda, il mio collega canadese risponde: "Le caramelle? Ne mangiamo in continuazione in inverno, dobbiamo pur incamerare zuccheri per resistere al freddo", ineccepibile.
Credo che il Canada sia la patria dei single, tanta è la roba precotta, da microonde o da forno, già tagliata e speziata per il B.B.C. (barbecue), da scongelare o sgranocchiare fritta fredda (o fredda fritta?). Ce n'è per tutti i gusti, per il cinese depresso al marocchino in vena di far festa, dall'italiano in astinenza da cannelloni al francese in gita con la guagliona del suo migliore amico!
Doh!
L'abbondanza vuol dire che ce n'è troppo. I supermercati nordamericani (leggermenti differenti dai mall, di cui è meglio parlare un'altra notte) racchiudono troppo di tutto. Dell'ultim'ora la notizia che le compagnie aeree del Nordamerica vogliono far pagare una sovratassa ai ciccioni.

Stasera sushi.
Ho già preso 5 chili e non so quanto fa in libbre.

lunedì, agosto 22, 2005

Le piccole differenze

Cio' che colpisce all'inizio non sono le macroscopiche differenze tra i due mondi, alle quali bene o male si è preparati, ma i dettagli. Forse le piccolezze le diamo per scontate e sono quelle che ci fregano! Più di questo, sono i dettagli che ci mettono in crisi profonda.
L'aeroporto appare asettico, interfaccia standardizzata con il resto del mondo. Esso è fatto per apparirci familiare e difatti sembra di essere in qualsiasi altro aeroporto del mondo. La differenza appare al controllo doganale.
- Quanto tempo pensa di rimanere in Canada? interroga la poliziotta.
- Tre settimane.
- Quale ragione l'ha spinta a venire in Canada?
- Essenzialmente turismo. (Risposta standard a domanda standard)
- Che lavoro fa?
- (saranno cazzi miei, penso. Potrei essere disoccupato da anni, nullafacente, studente... sono cazzi miei!) Ricercatore.
- Ricercatore? (non si fida la stronza)
- Fisico... ricercatore. (cazzo! cerco! non so bene cosa, ma la mia missione nella vita è pensare)
- Posso vedere il suo biglietto di ritorno?
(una domanda che è un ordine: decisamente non si fida, la stronza. Pensare che sono andato da una donna giovane sperando che non rompesse le palle a un europeo fareniello come me... sorrido nell'attesa)
- Dove alloggerà in Canada?
- Università di Sherbrooke, i primi tempi, e poi me ne andrò in giro (cazzo cazzo cazzo, vuole sapere la mia vita o cosa?! non ce l'hanno una legge sulla privacy??)

L'altra differenza mi accoglie all'uscita. Eric, studente incaricato di venire a prendermi a Montreal. Ci riconosciamo, ci salutiamo e poi lui mi dice qualcosa di incomprensibile. Va precisato che in Quebec si parla francese, lingua con la quale sono alquanto a mio agio e io non capisco un cazzo!!!

Non vi racconto di quando sono rimasto un'ora a cercare di chiudere la porta di casa, che si riapriva ogni volta che giravo la maniglia! Poi é venuto il mio compleanno e non sono riuscito a sentire nessuno, nemmeno la mamma. Cazzo di cellulare! Non prende nemmeno la ceppa con queste frequenze da terzo mondo!!

Finalmente a sera, cerco di andare a cenare. Purtroppo scopro a mie spese che non è più ora di cena (sono le sette!!!!) e solo in un secondo momento capisco che la "cena" è a pranzo e la "zuppa" è a cena. Problemi semantici gravi col francese d'Oltreoceano e solo per miracolo evito di rimanere digiuno la sera del mio compleanno.
Sono le piccole differenze che ti fottono...

venerdì, agosto 12, 2005

Concentratissimo rock

Venerdì 18 luglio 2003: Due amici, uno sigle e l'altra no, due fisici a Trento (cazzo, questo brutto vizio di frequentare fisici non me lo sono tolto), partono in macchina alle 6.00 del pomeriggio in direzione Martignano, Parco delle Coste. Caldo, troppo caldo per lo sfastediamento dell'amica rispetto al mio entusiasmo. Ore 7 eravamo gia’ dentro al parco, bevendo birra in bicchieri di plastica e reggendo in mano panini con salsicce di lucanica tra la sparuta folla di appassionati...
Al calare della notte iniziano ad alternarsi i gruppi sul palco, ripercorrendo tutti i pezzi dei Creedence Clearwater Revival.
Quando un riarrangiamento metal strappa l'immobilità dell'aria, ci scambiamo uno sguardo e un sorriso: una tremenda voglia di correre sotto al palco, ma ormai i capelli non sono più fluenti (almeno io li porto corti) e lo scuorno tanto. Un saltino lo si fa, però, in leggero pogo...
Creedence Clearwater Revival
In questi giorni si ripropone al Parco delle Coste la stessa rassegna di gruppi rock. Sono passati due anni da quella sera. Gli amici sono sempre gli stessi però Trento non è più una novità. Se all'epoca una stupenda sensazione invadeva i nostri cuori e ci dava gioia, una gioia che non sarebbe terminata con la notte, ma sarebbe durata per molti mesi, adesso è il disincanto a dettarmi una nuova voglia di partenza verso altri lidi. "Il mondo è complesso" e bisogna assecondarlo in tutti i suoi turbini e cambiamenti di ritmo.

5, 12, 19, 26 agosto 2005
Parco delle Coste, Trento, ore 21.00.
Rassegna per gruppi rock - tributo agli U2.

venerdì, agosto 05, 2005

1982

Di quell'anno ricordo sopratutto il goal di Rossi, quell'estate, la telefonata a mio padre. Poi il rientro in classe, tutti quei "hai visto?". La gita di classe, a 10 anni, in Francia. La partite a pallone con gli amici, una calda estate e poi un bel Natale con tutta la famiglia (non so se è capitato altre volte, poi).


Una curiosità: il messaggio di Pertini, quel Capodanno, conteneva un pensiero verso noi emigranti.

"IL MIO RICORDO IL MIO SALUTO AUGURALE VADA AGLI EMIGRATI, A QUESTI ITALIANI CHE SONO STATI COSTRETTI A LASCIARE LA PATRIA PER ANDARE A TROVARE LAVORO ALL'ESTERO. IO HO GIRATO LE NAZIONI DOVE SONO QUESTI EMIGRATI: LA GERMANIA, LA FRANCIA, LA SVIZZERA, L'AMERICA. ED I GOVERNANTI DI QUESTE NAZIONI HANNO FATTO LE LODI DEI NOSTRI CONNAZIONALI. SONO GLI EMIGRATI CHE NON DANNO NESSUN FASTIDIO ALLE AUTORITA' DEL POSTO. CERCANO SOLO, QUANDO ARRIVANO, UNA CASA, UN POSTO DI LAVORO E DANNO UN CONTRIBUTO VERAMENTE ELEVATO ALLA PRODUZIONE DI QUEI PAESI E QUINDI SONO DI AIUTO ALLE NAZIONI CHE LI OSPITANO. A QUESTI EMIGRATI VADA IL MIO SALUTO.
ANCH'IO SONO STATO EMIGRATO SOTTO IL FASCISMO E PER VIVERE ONESTAMENTE HO DOVUTO FARE L'OPERAIO E SO CHE COSA VOGLIA DIRE VIVERE LONTANO DALLA PROPRIA PATRIA, DALLA FAMIGLIA E CERCARE LAVORO IN TERRA STRANIERA. "

mercoledì, agosto 03, 2005

Ieri sera mi ha colpito molto un breve messaggio che Raj Reddy ha lanciato alla Conferenza.
"E' necessaria una roadmap per l'Intelligenza Artificiale".
Non ha usato l'espressione "programma per l'IA" per via del programma di Hilbert per la matematica (23 problemi, tra cui l'ipotesi del continuo, l'asiomatizzazione della fisica e consistenza dell'aritmetica). Programma ritenuto essenziale per affrontare in maniera coerente il problema della completezza (tra le altre cose) e che, malgrado il suo clamoroso fallimento, ha portato a una nuova concezione del mondo.
Grabbiano a Edinburgo

Da tempo dico la stessa cosa (premio Turing in arrivo anche per me?): per realizzare un programma dell'IA è necessario fissare dei punti di passaggio obbligati per permettere alle diverse aree di comunicare e convergere.
Questo programma lo stiamo realizzando, passo passo, da diverse direzioni. Per avere una "mente artificiale" bisogna convergere, portare le diverse strade a incrociarsi su dei punti ritenuti necessari per risolvere i numerosi problemi che si nascondono dietro al problema della coscienza.
Torneremo sulla questione.

domenica, luglio 31, 2005


Non ho ancora perso la mano...

sabato, luglio 30, 2005

In Scozia piove.

Arrivo a Glasgow in sandali, pantalone di cotone leggero, T-shirt e occhialli da sole. Alla fine della scaletta dell'aereo il comitato d'accoglienza dei pinguini: sindaco pinguino, pastore pinguino e famiglie pinguine.
Faccio a malapena a riprendermi dallo shock che il treno per Edinburgo mi lascia in piena campagna scozzese, a East Killbride (un nome che è quasi un film di Tarantino). Non vi dico le battute dei controllori sul fatto che non avevo sentito l'annuncio, anche perché non le ho capite...
Arrivo infine a Edinburgo, Waverley Station, vicino ai giardini che un tempo erano un loch nel quale buttavano i cadaveri dei pestiferati morti e delle streghe vive, ma legate mani e piedi). Avete notato che bei fiori crescono nei giardini di Princes street??!
Nel frattempo il mio ospite, Charles, non risponde al cellulare e il telefono di casa suona occupato. Alle 21:30 (ora locale) prendo un taxi e mi faccio portare al suo indirizzo. Il tassista mi dice che non può abitare lì, il 18A non esiste ed è un quartiere troppo tranquillo (sic). Al momento in cui stavo levando mano, risponde al telefono il coinquilino di Charles. Salvo!
Vado alla porta e busso...busso... niente. La forza della disperazione mi dà il coraggio di aprire la porta di casa e... vedere che dietro non c'era una casa.

martedì, luglio 26, 2005

Piergiorgio Oddifreddi, un uomo interressante. Nella sua homepage si trovano saggi, interviste e sopratutto una recensione del libro di Zichichi (anche noto come lo scienziato che venderebbe sua madre per un po' di potere in più, figuriamoci la credibilità scientifica!) Perchè io credo in colui che ha fatto il mondo (Saggiatore, 1999, pp. 246, lire 28000).
Guagliu', si muore dalle risate!!!!

Antonio Zichichi in tutto il suo splendore - Photo credits: AlmaNews-Univ. di Bologna
Dopo aver tronfiamente ricordato che "noi fisici siamo molto rigorosi nel formulare i nostri problemi" (p. 82), il fedele Zichichi obbedientemente ci mostra nel suo glaciale rigor mortis il cadavere di una biologia predarwiniana che, ingenuamente, ritenevamo morta e sepolta quasi dovunque, a parte le sacche più reazionarie e intellettualmente sottosviluppate degli Stati Uniti. E invece ci tocca imparare che un ex-presidente dell'Istituto Italiano di Fisica Nucleare può permettersi di scrivere, senza subire processi inquisitori, che "la teoria dell'Evoluzione Biologica della specie umana non è Scienza galileiana", e che per spiegare la nascita dell'uomo bisogna "ricorrere a uno sviluppo miracoloso del cervello, occorso circa due milioni di anni fa" (pp. 82--83). La prova della falsità del darwinismo sarebbe che "durante diecimila anni questa forma di materia vivente [l'uomo] è rimasta esattamente identica a se stessa. Evoluzione biologica: zero" (p. 91). Una volta allertati, col senno di poi anche noi avremmo potuto trovare delle prove: ad esempio, che un Homo Sapiens che ha scritto un tale libro non può che essere ancora una Scimmia Primitiva. Evoluzione biologica: zero.

giovedì, luglio 21, 2005

Responsabilità, finalmente visibilità!

Il mio capo non può venire alla conferenza; ciò vuol dire che ne dovrò fare le veci e presentare l'articolo io stesso, prendere contatti e venere il mio prodotto (che poi sarei io stesso).
Essere ricercatore è un po' come fare l'amante: lavori sodo e poi la gloria rischia di prendersela qualcun'altro. (Non che il mio capo, Piergiorgio, si comporti come un barone pre sessantottino; Osservando da dietro le quintepiuttosto tutto il contrario: è una delle persone più pulite e corrette che abbia mai incontrato.) Vero è, però, che mi sono un po' stufato di fare l'amante, di vivere in un secondo piano destinato ad eclissarmi alla prima avvisaglia di ritorno del protagonista. All'amante è proibito usare la parola "amore".
E quindi si rimane da soli, gestendo con tutta la forza che si ha dentro, l'equilibrio di una situazione impari. Se si è sicuri e stabili, ci si può anche riuscire. Cantava De André:
E adesso aspetterò domani per avere nostalgia

Quindi ecco finalmente questo ruolo di primo piano e mi sento come un amante scoperto, costretto a farsi avanti. Niente più attese del domani, nessuna nostalgia di una persona assente!
Il problema è che, come l'amante appena fattosi avanti uscendo dall'armadio, mi sento nudo sotto gli occhi di tutti!

lunedì, luglio 18, 2005

Dovrei smettere di parlare delle "amiche a pezzi". Lo so che questo argomento è più che mai d'attualità. Ne riesco a contare almeno 5, no 6. Femmine deluse o tradite (7...8), ma sopratutto in una fase di passaggio (che si protrae da troppo tempo, in certi casi).

Dovrei smettere di parlarne o di farvi accenno, però mi preoccupo. Una mia dolce amica ha perso 6 chili; se fate conto che già ne pesava 43, non è una grande vittoria! Poi mi dite che non dovrei preoccuparmi, farmi i cazzi miei...

Da un'altra amica ho appreso la partecipazione alla vita altrui, un po' come nei quartieri o i paesi in cui si ride e si soffre con gli altri. Un po' come in una grande famiglia. Ditemi di farmi i fatti miei!

Ci sarebbe un argomento sul quale vorrei sfogarmi, però mi sembra eccessivo aggiungere personali lamentele e/o capricci in un quadro già così desolante. Quindi, la smetto qui; come diceva il buon vecchio Ludwig:

Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere.

sabato, luglio 16, 2005

Stamattina si sta svolgendo un incontro al vertice.
Lei incontra lui, ovvero il suo ex che ha preso il treno per incontrarla, dopo averla cornificata con mezza Italia. Lui la deve incontrare perché "ha bisogno di lei" (sappiamo tutti che significa).

Si sa che userà tutti i trucchi del caso, ossia:

  • Senza di te non posso stare, assieme a te neppure

  • Ragionamenti complicatissimi alla Zuzzurro e Gaspare

  • Occhioni da Gatto con gli stivali

  • Rispolvero di parole e gesti da quand'erano coppia

...lei ci cascherà, malgrado le raccomandazioni delle amiche. Domani lui tornerà a casa rilassato e felice, lei no.

Stasera insegnerò a cucinare un dolce agli amici cinesi. Faremo un pan di Spagna alla banana, ricoperto di ganache.
Mi lecco già i baffi! Passeremo tutto il pomeriggio a cucinare e poi la sera a mangiare e chiaccherare, non potrò lavorare e domani mattina ce l'avrò con me stesso.



Tutto questo per dire:
Ci si può anche commettere errori e farsi del male, però dove c'è gusto non c'è perdenza.

venerdì, luglio 15, 2005

> Ciao..sono tre giorni che soffro di insonnia e mi sento a pezzi...
> tu come
sei messo? che fai questo weekend?

Questo è l'incipit (ma anche praticamente l'intero corpo del testo) della mail che mi scrive in data odierna una mia amica, ex vicina di casa. Costei ha la meravigliosa capacità di stare sempre a pezzi (frase ricorrente), qualsiasi cosa accada, anche senza nessun motivo.
Quando sto male, depresso e (mo ci vuo') a pezzi, ricevere email da Claudia mi ricuora perché mi conferma che il mondo è tondo e continua a girare sempre e comunque, malgrado le nostre piccole preoccupazioni, i nostri miseri egoismi. Vuol anche dire che lei sta bene, nel suo compatirsi quotidiano e sono quindi felice anche per lei!!
Proverbio del giorno: "Claudia a pezzi, gioia tu sprizzi".

Alice era ormai stufa di starsene seduta accanto alla sorella maggiore, in riva al ruscello, senza avere nulla da fare.

Chissà perché, ma ho come l'impressione che la ricerca italiana sia una novella Alice nel Paese delle Meraviglie (quali meraviglie, poi?!). Basta, mi son rotto le scatole: parto, vado via, vado a vivere in Spagna!



Sign the Marie Curie's open letter
to the Italian Minister of Education, University and Research Mrs. Letizia Moratti.