lunedì, dicembre 08, 2008

Incontri fortuiti

Quando ci si rende conto di aver vissuto troppo in una città?
Credo che sia quando ci si ritrova in situazioni dove spuntano conoscenti da ogni lato... e questi si conoscono tutti tra di loro. A Napoli era diventato insopportabile, una promiscuità agghiacciante: tutti parenti di tutti, tutti erano al corrente dei più intimi segreti di tutti. Un incubo.
A Trento c'è voluto più tempo, ma alla fine, quando si usciva, si incontrava sempre qualcuno. Ogni-santa-volta. I paesini sono così: spazio vitale ristretto e molto affollato, si finisce col conoscere tutti ed essere conosciuto da tutti. Nessuna scappatoia.
Speravo in Barcellona. Il milione di abitanti di Napoli mi è costato 30 anni per esaurirlo e quindi una città simile mi dava un simile margine di tempo. Sbagliato. L'altra sera mi sono trovato in un momento tipico napoletano: lei con la sua storia attuale, me e la mia storia, e le due "storie" erano stati coinquilini quando vivevano in un'altra città. Quadrato perfettamente chiuso. Ineccepibile.

È arrivata decisamente l'ora di pensare a un post-doc.

mercoledì, ottobre 22, 2008

El puto Bicing (parte 1)

Brand new bikes for BarcelonaDa un anno a questa parte hanno installato il Bicing a Barcellona. Si tratta di un sistema compatito di trasporto su ruote ad auto-propulsione (biciclette).
Il bicing è figo perché evita di prendere la macchia o la moto, neanche ti viene di prendere la tua di bici perché, se la parcheggi per strada, te la fottono 9 volte su 10. Il bus fa troppo nonno in gita alle Ramblas la domenica e il metro è troppo proletario. No, queste belle bici rosse e bianche sono carine e comode perché te, le prendi sotto casa e le parcheggi a destinazione.
Questo... in teoria.
In pratica il servizio di Bicing (abbonamento annuo a basso costo, numero di abbonati totalmente sproporzionato rispetto alla capacità del servizio) funziona manco la chiavica - per usare una terminologia scientifica- tant'è che tra i sudamericani della città viene comunemente chiamato "El puto Bicing" (NdT: "Il fottuto Bicing").
Il problema principale, non è trovare un mezzo alla partenza (oramai la gente si è abituata a non trovare biciclette sotto casa, se non in giorni ed orari assurdi) bensì parcheggiarla all'arrivo.
Immaginate di arrivare dopo 15mn di sana pedalata sotto al vostro ufficio, tutti felici di aver risparmiato traffico e/o biglietto della metro. Siete in anticipo, persino! Lì però trovate tutti i posti pieni (o rotti, ma a questo punto ci arriveremo dopo). Iniziate allora a visitare tutte le basi del quartiere per poter parcheggiare la vostra fottuta bicicletta, ma sono tutte piene. La sana pedalata si è trasformata in un'assurda sudata, mentre bestemmiate la mezz'ora che state perdendo come un idiota nel cercare un parcheggio. L'unico sollievo sta in quel momento nella sofferenza altrui: altri cogli**i hanno preso il bicing come voi e state tutti girando in una fantastica danza dei quattro cantoni, tra i parcheggi del quartiere.
Il risultato di tutto questo? Arrivare in ufficio in ritardo, sudati e incazzati come delle bisce.

venerdì, settembre 19, 2008

LA RONDINE AURUNCA (nuova versione)

Il sole forte la riscaldava,
quel punto nero in alto volava.
D’un tratto vide un agnello cadere
in un fossato per un passo sbagliato.
Rondinellina da lui volò,
lo vide vivo, lo rincuorò
e con la forza delle sue ali
corse a cercare il pastore.
E dopo tanto duro volare
il suo padrone alla fine ritrovò.
Cercò il modo di farsi capire,
il pastore d'un colpo l'accoppò.

Finirai, rondinellina,
In salmì nella cucina
Finirai, piccola nerina,

In un vaso nella cantina.

giovedì, settembre 18, 2008

Come se nulla fosse

Dieci minuti fa ho sentito M.
È stata carina a chiamarmi e -in un certo senso- me lo aspettavo. Ovviamente dopo la (mai abbastanza breve) chiaccherata, ho iniziato a pensare ad un sacco di cose. Poi sono capitato sulla pagina di oggi del mio oroscopo cinese:

Fight against your tendency to mull over the past instead of dealing with the present time and preparing the future.
One can change nothing to the past, whether for good or ill; therefore, it would be better to leave it in oblivion.

mercoledì, settembre 17, 2008

Crisi!

Logo Metro Barcellona Oggi, nella metro di Barcellona, circolava un giornale arancione. Il fatto che oggi sia andato a lavoro con maglietta ed espadrillas arancioni c'entra poco.
Il giornale ha le dimensioni e l'aspetto dei normali giornali da leggere nella metro, quelli con gli articoli da 5mn. Invece, è scritto fitto fitto, pieno di articoli sul funzionamento dell'economia globale, denuncie alle trappole tese dal sistema bancario e guide alla disobbedienza sociale.
In pratica, questo attivista barcellonese, è riuscito ad ottenere prestiti per un totale di 492.000 euro, da 39 entità bancarie durante un periodo di 2 anni. Si è montato la sua brava impresa fittizia, che gli pagava regolare salario, ed è andato a chiedere prestiti in giro... quando non gliene offrivano. Una parte del denaro lo ha investito nella pubblicazione di 'Crisi' (numero unico), appunto, che è stato distribuito oggi in 150 punti del paese. Il resto del denaro è stato dato in beneficienza ad enti che mirano a costruire alternative sostenibili alla globalizzazione. Poi, Enric Duran l'autore del gesto anarchico, ha lasciato il paese verso una destinazione ignota.
Se non avete il giornale o non capite il catalano, sul sito lo trovate anche in spagnolo, inglese ed arabo. Enjoy!

mercoledì, agosto 20, 2008

Souvenir, souvenir

Quest'ultimo perido vacanziero a Napoli è stato come un viaggio nel passato.
Non so neanche da dove cominciare o da chi. Ora che sono di nuovo a casa a Barcellona e guardo indietro verso questo mese di agosto, vedo volti nuovi, ma che sono legati a vecchie relazioni. Tutto è un garbuglio di sensazioni inattese e... nuove.
Già il matrimonio della Peppa mi sembra lontano anni luce. Infatti quello è stato uno dei primi eventi, certo epocale, ma solo un assaggio di quello che sarebbe venuto dopo.

È sorprendente quanto si possano sempre scoprire i propri sentimenti. Reazioni costantemente sotto controllo, per spiare l'evoluzione dei rapporti. Si, probabilmente sono anche paranoico, ma ho rivisto amici di lunga data ed è stato anche molto piacevole. Gli amici nuovi, invece, iniziano a starmi molto a cuore. E poi sorprese, nuovi ed antichi affetti.
Ecco, queste vacanze hanno portato tutto quello che amo e anche quello che odio di più.
Molta emozione, che magari trova il loro assetto nella testa in forma caotica, ma che comunque ti (s)muove da dentro. Anche molta incertezza, per la forma che assumono questi stessi sentimenti che arrivano disordinati e quindi anche molta difficoltà nel porre su di loro una etichetta.

sabato, luglio 26, 2008

Il suonatore pazzo di Verdaguer

Linea 4 di Barcellona

Cambiando a Verdaguer dalla linea blu a quella gialla, c'è un lungo corridoio. In questo corridoio, come in molti altri corridoi simili della metro di Barcellona, di tanto in tanto c'è un chitarrista.
L'ho notato la prima volta un giorno che avevo appuntamento lì con R. la portoghese. Aspettavo ed ascoltavo la canzone che suonava il chitarrista di cui sopra. Bravo, veramente bravo! Poi la canzone era una che mi piace e ricorda una lontana vacanza del '94:
Here comes the Sun. La suonava con tanto di ricca intro musicale. Notevole!
Aspetta...aspetta... e finisce la canzone. Aspetta ancora un po' (mi sembra che ho passato gli ultimi 20 anni della mia vita ad aspettare donne agli angoli delle città) ed ecco che ne suona un'altra. Stessa intro, stesse parole, stesso tutto! Bravo, senza dubbio, ma la canzone è la stessa.
E dopo... ancora una volta
Here comes the Sun! Passeggio lungo il corridoio e mi giungono le note dell'intro che avevo imparato a mia volta quando ancora suonavo. Le parole poi, allegre e briose, mi perseguitano ad ogni passo che faccio, ripetizione dopo ripetizione.
Mi rendo conto che per essere chitarrista di metro non c'è bisogno di un repertorio ampio: i passeggeri della metropolitana, camminando in quel corridoio, hanno appena il tempo di sentire qualche nota, una strofa al massimo. Quindi perché non imparare benissimo una sola canzone, da ripetere indefinitamente?

domenica, luglio 06, 2008

Non c'è più religione che tenga

Linea 5 di Barcellona

Parlavamo delle figure della metro barcellonese.
Ecco, all'uscita di Hospital Clinic (si, si proprio di fronte all'ospedale) si incontra spesso questo prete in tonaca, molto anziano. Che ci fa lì?
Propone calendari all'uscita della metropolitana. Calendari dell'anno corrente, 2008, con immagine della Madonna in copertina.

Poor religion

Potrebbe sembrare un porta a porta ecclesiastico o una risposta liturgica ai calendari con supermodelle. Invece è molto meno e molto più triste di tutto questo, se si tiene conto di un dettaglio. Il prete in questione vende calendari a primavera inoltrata (la foto l'ho scattata ad aprile, ma lui l'ho incontrato anche a maggio: stesso luogo, stessi calendari).
Suona come un'attività senza sbocco, come vendere panini già morsi o bottiglie di vino mezze piene; le analogie non mancano.
Probabilmente è l'indigenza, piuttosto che una Santa Missione Calendaristica, a spingere questo personaggio all'imbocco della metropolitana di Barcellona, in abito talare, sotto al sole, con i suoi calendari 2008 mezzo consumati.
Al ché ci si chiede: ma la chiesa che fa? Avrà una parrocchia costui e magari il numero di fedeli è talmente ridotto da non permettergli di sopravvivere?
Ne parlavo col mio amico H., il quale mi commentava: "I preti possono continuare la loro missione evangelica anche se la curia li manda in pensione o se non hanno risorse. Una volta ordinati, si rimane preti per tutta la vita. Poi il discorso cambia quando si parla di risorse economiche (normalmente gestite localmente).".
Mi piace quest'immagine del Vaticano come un'industria dalla logica sfruttatrice e capitalista: la sede principale di Roma ha oro sui soffitti, mentre i suoi "impiegati" vendono calendari a mezza estate.

sabato, luglio 05, 2008

martedì, luglio 01, 2008

¡Campeones de Europa!



La font de Canaletes és un dels llocs més significatius de Barcelona, situada a la Rambla.
Canaletes també és famosa pel seu lloc on es reuneix l'afició «culé» per celebrar els èxits del Futbol Club Barcelona. El motiu de que sigui la font de Canaletes el lloc, ve de que als anys 30 els aficionats al futbol per conéixer els resultats dels equips catalans venien a la redacció del diari La Rambla per llegir els resultats que estaven en una pissarra enfront de la font.


La Fontana di Canaletes è una fontana situa all'inizio delle Ramblas di Barcellona e uno dei luoghi più significativi della città. Canaletes è anche famosa per essere il posto dove i tifosi del Futbol Club Barcelona si ritrovano per festeggiare i successi della propria squadra. Questo legame nasce negli anni '30: i tifosi vi venivano per leggere i risultati delle partite di calcio che venivano trascritti su una lavagna sotto la sede della redazione del giornale La Rambla, di fronte alla fontana di Canaletes.

Testo preso in prestito da Wikipedia.

mercoledì, giugno 04, 2008

Riassunto della situazione

Minchia! è da marzo che non scrivo?!
Embe', ne sono passate di cose...
Ora sono fidanzato -o quasi- e fra una settimana mi sfidanzo -o quasi. Mi sono incazzato e mi sono calmato. Ho visto montagne di munnezza per le strade di Napoli e poi le ho viste scomparire (alle 6 di mattina del giorno dopo). Ho lo stato dell'arte del contingent planning. Che più...? Mi sono fatto il culo a tarallo, ma ce l'ho fatta; ora sono confuso, come al solito. La Peppa si sposa!!!!
Miiiii non avrei dovuto restare assente tutto questo tempo: vi siete persi i passaggi.
La primavera avanza e così gli ormoni. È periodo d'ingrippo e ogni volta è sempre più pericoloso (meno male che una certa autodifesa rimane in piedi - solo ora riesco a vederla chiaramente).
Il mondo è dinamico (essì) e i casini non vengono mai soli. Dovrei scrivere un lungo discorso sull'amicizia e come intrattenerla affinché i rapporti non vadano a puttane... ma vabbe', chi se ne fotte e non voglio essere troppo pesante e poi ho appena avuto uno shock: L., il mio mito di gioventù si è fatta una vacca! (ok, il commento è -forse- un po' sessista, però una delusione è pur sempre una delusione)

Ho in progetto una serie di post sui personaggi che affollano la metro di Barcellona. Pare una cazzata, ma ce ne sono davvero di personaggi allucinanti. Ed ho le foto e tutto... Ok, lo riservo per i prossimi giorni. Ora vado via un'altra volta, fantasticando sulla vita di cazzo che porto avanti (ma continua ad incoraggiarmi, che tanto mi piace!).
Baci

domenica, marzo 30, 2008

Elezioni Politiche 2008

Liste elettorali nel pacco

Da bravo italiano all'estero, ieri ho imbucato le mie schede elettorali. Lo so che sono l'ultima speranza dei miei compatrioti. Però, prima di ciò, ho dovuto votare.
Già da qualche giorno a questa parte mi arrivavano a casa lettere dei candidati, con i simboli e i programmi. Da brivido!

A parte gli sfotto' degli amici spagnoli: "Il Popolo della Libertà - Berlusconi presidente" jajajajaja è un partito politico? jajajaja e proprio Berlusconi parla di libertà?! Con la maiuscola?! jajajaja (NdA Gli spagnoli non ridono "ah ah ah" ma ridono "jajaja", per ragioni fonetiche). Non so perché l'aspetto ridicolo non è così evidente agli italiani, forse perché c'è più da piangere che da ridere?
I candidati poi sono uno spettacolo. Ce n'è uno che accumula i poteri come
Peter Petrelli e si dichiara: "Sociologo, Giornalista, Docente, Psicologo e Consulente Economico" (NdA: con la maiuscola). Dopo questo Camurati, un tale Di Girolamo, che si dichiara amico mio, sottolinea nel suo programma che "i ristoranti italiani nel mondo non sono valorizzati" (sic) e propone di non pagare acqua, luce e gas per una casa in Italia in cui non si vive tutto l'anno, ma d'altra parte pretende di poter disporre di assistenza medica gratuita in Italia per più di tre mesi all'anno. Carinamente mi lascia il suo cellulare.


Poi, dal "pacco" elettorale sono uscite molte sorprese: buste, bustine, stampati e liste elettorali. Le liste! Mi metto scuorno di mostrarle ai coinquilini... ma è troppo tardi. Hanno quasi tutte un nome incluso: Berlusconi, Casini, Veltroni, etc.
Cose improponibili come i Savoia rifanno capolino nel mondo della politica: dove c'è da mangiare, le teste coronate sono sempre presenti! Il simbolo del partito poi ripropone un nodo, come a sottolineare che possiedono uno yach, altrimenti non sono nessuno.
Curiosamente agli amici spagnoli di cui sopra è sembrato più ragionevole votare Di Pietro. Una brava persona, certo, ma politicamente? Certo, spaventa di meno di un partito "ecologista, comunista, femminista" che lascia presupporre una banda di scalmanati o -al peggio- finti alternativi radical chic. In effetti c'era poco da scegliere e votare a sinistra questa volta mi è riuscito facile.

martedì, marzo 18, 2008

No country for old men

Blue moon

Ed eccoci ancora una volta a controllare la posta. Possibile che ci caschi sempre?!
Vabbe' vabbe'... la smetto di lamentarmi, che poi i questi fatti mi ci metto da solo, senza l'aiuto di nessuno.
Notizie sparse: il lavoro fa bene, andrò in Australia fare i buchi in terra. Mi sta salendo l'ansia. Mi preoccupo quando magari tutto va bene -- o quasi. Lorazepam?

Appena visto l'ultimo dei fratelli Coen. Forte. In tutti i sensi.
Sto qui a chiedermi, in questa notte di luna piena, come siamo arrivati in questa situazione surreale. Lei sta abbracciando un cuscino mentre sorveglia il fratello. Guardandoli mi sembrano parte della mia vita quotidiana... o sono io parte della loro? In ogni modo è una sensazione strana, stranissima.
Ora tisana, della nonna, la loro.

venerdì, marzo 14, 2008

Zp ganador (seconda parte)

Le elezioni spagnole le ho vissute in forma dissociata. Ero in viaggio, tornando dalla Francia che aveva anche lei scelto di votare a sinistra quella domenica. Durante il viaggio ho conosciuto dei personaggi curiosissimi.
Un ex pilota di moto gp, classe 250cc. Abbiamo parlato di intelligenza artificiale, applicazioni informatiche e forse ne nasce un progetto assieme. Così, da una discussione di 15mn. Si trovano affinità in qualsiasi luogo o momento.
Poco più tardi, atterrando a Barcellona, mi sono messo a giocare a backgammon con un pallavolista brasiliano. Lo so che sembriamo i personaggi di un film: l'ex pilota di moto da corsa, un ex pallavolista sposatosi 4 volte separatosi 4 volte, lo scienziato... Manca la pornostar in crisi d'identità e il prete spretato!
Il giorno dopo, in ospedale (si, ultimamente sto frequentando parecchio l'Hospital Clinic) ho avuto una discussione politica con un Izquierdista gramsciano. Si. Per i non spagnoleggianti, Ezquerra Republicana è un partito nazionalista catalano, repubblicano, comunista. Se piazzate tutto questo tra le battute con le infermiere, i dottori simpatici e faciloni; le elezioni politiche passano in secondo piano, anche perché sembrava impossibile che Rajoy (e la sua niña) potessero convincere.

martedì, febbraio 26, 2008

Zp ganador (prima parte)

Ieri sera si è celebrato il primo dibattito elettorale televisivo tra i due candidati a premier. L'ho visto in compagnia di S., entrambi sui divani e con l'"ambasciata portoghese" che faceva festa sul divano affianco (ma per tutt'altri motivi).
Bisogna dire che di tali dibattiti, qui, se ne sono visti pochi: questo era il primo negli ultimi 8 anni. Certe lacune giornalistiche si sono notate.
Sorprendenti sono stati i commenti degli ospiti sul plateau nel post-dibattito. Per tutti (o quasi) sembrava avesse vinto Rajoy, il candidato post-franchista del PP. I direttori dei giornali, i politici, i giornalisti, tutti condividevano l'opinione che il candidato di destra avesse avuto più argomenti di Zapatero, che fosse stato più tagliente.

A me sembrava di vivere in una dimensione parallela! Avevamo assistito allo stesso dibattito tra gli stessi due candidati? Nel dibattito che avevo visto assieme a S., l'attuale primo ministro aveva difeso -bene- il suo mandato, numeri alla mano. Era stato più chiaro sui punti essenziali e non si era perso in appelli populisti (cosa che l'altro candidato ha fatto, raccontando una storia -tra l'altro confusa- di una bambina che doveva crescere in una Spagna libera --libera da cosa poi?). Il candidato dell'opposizione si era mostrato invece più agressivo per poi cadere di fronte ai fatti sgranati uno per uno da Zapatero, fin troppo calmo. Le accuse, per lo più infondate, non sono servite alla credibilità di Rajoy, che partiva già da un ritardo nei sondaggi. Parlando di sondaggi, a fine discussione è apparso quello su un campione di telespettatori. Il sondaggio dava vincente José Luis Rodríguez Zapatero per un buon 6%. La televisione (in questo caso credo fosse il terzo canale) ha peccato nell'invitare ospiti di parte e giornalisti non obiettivi. Tutta la succosa polemica che ci aspettavamo si è dissolta in un compromesso piatto e insipido tra ospiti per niente stimolanti. Però non disperiamo: tra qualche giorno avremo il secondo confronto tra i candidati e ci sarà da divertirsi, dato che ora ognuno ha più o meno preso le misure dell'altro.

mercoledì, febbraio 20, 2008

La famiglia felice del Mulino Bianco

Mi chiedo/no come finirà.
È già finita, malgrado quello che fu vaticinato un giorno.

Mulino Bianco

Due idee diverse di felicità si sono venute a scontrare. Su questi temi è difficile scendere a compromessi. Non so neanche se è giusto insistere nel mantenere un legame, che credo fortissimo malgrado tutto, quando so benissimo che dall'altro lato la costanza nell'impegno non è, come si usa dire, il punto di forza. Ed è proprio per la consapevolezza di questo che lei si "forza in un rapporto", limitandosi le vie di fuga.

Il VERO Mulino BiancoA me sembra assurdo, ma solo perché sono sicuro di me. A dire il vero una certa forma di costrizione voglio porla anch'io, ponendo una "etichetta" (cf. A.G.) su quello che stava succedendo.
Il desiderio borghese del possesso contro il sogno (piccolo) borghese della famiglia del Mulino Bianco.

sabato, febbraio 09, 2008

Turbolenze

Due volte ho veramente temuto per la mia vita. In entrambe le situazioni, mi sono sorpreso della mia reazione. A dire il vero, c'è anche una terza volta, ma lì piuttosto non temevo per la mia vita e quindi non conta.

La prima volta mi ero aricettato per la via, non chiedete il perché: chi lo sa, già lo sa. Avevo perso conoscenza, ero caduto, svenuto. Quando ho aperto gli occhi c'era una folla di gente appresso a me che mi facevano domande idiote, del tipo qual'era il mio nome (solo anni dopo ho letto in un libro che quella è la prima domanda che si fa per capire se uno ha piena coscienza di sé, per valutare eventuali danni cerebrali o giù di lì). Comunque l'infermiera del luogo, con tanto di camice bianco, mi tasta il polso e dice: "Tu non hai polso, non lo sento". Ci mancava solo quella! Nel frattempo mi si stava appannando di nuovo la vista, tutto stava prendendo un bel colore latteo ed io penso: "Ecco, ci siamo, non ho polso e vedo la luce: sono morto. Dite a Pg che non posso finire i test..." Queste sarebbero state le mie ultime parole. Un pensiero affettuoso rivolto al mio relatore.

Nei film gli eroi generalmente dicono frasi eroiche o che colpiscono per i forti sentimenti che esprimono. L'ultimo pensiero si rivolge alla mamma, alla donna della propria vita (nel caso non sia quella appena menzionata), a un ideale. Ho avuto modo di riflettere sul quanto poco implicavano le mie ultime parole di quel giorno. Certo, era importante e stavamo scrivendo un articolo, però veramente non avevo nulla di migliore da esprimere?
Oggi, scendendo sul Golfo di Napoli, l'aereo è stato preso da un forte vento. Sballottava a destra e sinistra, i passeggeri si tenevano stretti stretti alle loro poltrone, i bimbi piangevano. Ce la siamo vista proprio brutta, tant'è che all'inizio delle turbolenze, ho spento e sistemato il computer. La situazione è peggiorata tant'è che se non ho sentito nessuno recitare preghiere, sicuramente c'era chi lo faceva. Ho iniziato a tenermi ai braccioli pure io e a cercare di respirare lentamente. Immediatamente mi è balenato un pensiero, nella certezza che da lì a poco ci saremmo schiantati in mare. "Peccato che non ho fatto check in..." (mi riferisco al CVS, ossia alla salvaguardia degli archivi sui quali stavo lavorando).

Un'altra volta ho mancato il mio momento di pura poesia! Avrei potuto pensare: "Dite a M. che la amo" (la maggiorparte delle mie ex inizia per M., quindi non creerò gelosie); oppure avrei potuto esclamare il nome di un'altra donna. Qualcosa di più sentito insomma!
Siamo scivolati su Napoli, saltando e ballando, facendo il pelo alle antenne dei palazzi. Quando l'aereo si è posato sulla pista, con mia grande soddisfazione, nessuno ha applaudito.

mercoledì, febbraio 06, 2008

Fame atavica


Ieri abbiamo avuto una riunione di tutti i borsisti del dipartimento riguardo al tema della docenza. La questione è importante perché l'80% della budget della nostra università (come della maggioranza delle università spagnole) proviene dalla didattica e dalle quote che gli studenti versano. Offrire una buona qualità alla docenza per avere molti iscritti è la forma di poter permettersi più dottorandi e più mezzi per la ricerca (nelle università dove si dá spazio alla ricerca, come nel mio caso).
Siamo stati due ore ad affrontare numerose e interminabili discussioni con il capo dipartimento e i responsabili dei corsi di laurea, su diritti e doveri dei TA (parola moderna per definire gli antichi assistenti). Non sono rappresentante degli studenti di PhD per nulla: ero in prima linea mentre le lancette dell'orologio indicavano le tre passate. Era prevista una colazione, a base di panini, tartine e stuzzichini vari, data l'ora. Ma la colazione non arrivava ed è stato necessario l'intervento di una delle segretarie del dipartimento (la capo-segretaria di fatto) per scusarsi del fatto che la ditta di catering ci avrebbe fornito il cibo con ritardo.
Conclusasi la discussione, è stato il turno di un senior researcher appena arrivato di farci un breve seminario sulle tre colonne dell'università: Ricerca, Docenza e Servizi. Mentre parlava e mostrava le diapositive che aveva preparato, abbiamo tutti assistito ad una scena felliniana. Si è aperta la porta della sala e sono entrati inservienti che hanno iniziato ad accumulare vassoi di tartine e fritture sul tavolo della cattedra. Bibite e thermos di tè e caffè.
Gli sguardi di tutti gli astanti erano fissi su quel bendiddio, mentre, noncurante, quell'altro parlava. Gli inservienti si sono eclissati silenziosamente com'erano venuti, lasciandoci ipnotizzati e con la bava alla bocca.
Il quadro era surreale, da film, e nessuno ha osato commentare. Il tipo parlava, brillantemente, ed era previsto un ulteriore confronto sui corsi di laurea. Il cibo era lì, acatastato sui tavoli e sembrava guardarci, esprimendo la sua voglia di venire divorato.
Poi sono arrivate le cavallette...

Legna da ardere

Rieccomi qui, davanti allo stesso computer dove ieri notte mi sono trovato ad affrontare -ancora una volta- l'eterna disputa tra sentimento e razionalità.
Fa strano ritrovare le stesse finestre aperte, gli stessi programmi, sapendo che si è perso un pezzo della propria vita che solo qualche ora prima era là, tra le configurazioni magnetiche del disco rigido; ora più nulla.

Affinché una storia sia importante, travolgente, affinché sia vissuta con quel sentimento di eternità che accompagna solo i grandi amori, ha bisogno di due ingredienti principali, due poli contrapposti che magicamente uniscono.

Se c'è la fiamma della passione, lì, scottante, che ti dà forza e perseveranza, allora non si teme più nulla e si vive ogni istante come un frammento di assoluta felicità.
Dall'altro lato, ci vuole organizzazione. Le stelle devono essere favorevoli insomma. Vi sono tanti dettagli più o meno grandi che favoriscono un unione duratura. La vicinanza è uno di questi. I gusti simili, la lingua, eccetera. Tutti ingredienti ben noti alla letteratura e al senso comune.

Ora, gli ingredienti si possono ammassare, come quando si accumula una catasta di legna, ma se non c'è scintilla, quel fuoco non brucerà mai.

Sono di quelli che non badano al combustibile: brucio tutto quello che trovo. Ovviamente i miei sono "fuochi di paglia" o -piuttosto- grandi passioni che, se non vengono alimentate da piccoli frammenti di ragione e reciproca volontà, non hanno nessuna possibilità di bruciare in eterno. Bisogna saper sognare e bisogna farlo in due perché questa è la via difficile.
Dall'altro lato, immagino una coppia che ha deciso di stare bene assieme: sono seduti a contemplare, nel loro perfetto nido d'amore, una catasta di legna fredda lasciata sola nel camino e che non prenderà mai fuoco.

martedì, gennaio 15, 2008

Ottantaquattro

Stanotte ho sognato che eruttava il Vesuvio. Una bella eruzione, grande, che devastava le pendici del vulcano e ne trasformava la topologia. Un Vesuvio con la caldera più vasta, che si finiva di mangiare il monte Somma.

L'eruzione del Vesuvio fa 84.

Ma più che stare a guardare alla smorfia napoletana, pensavo al significato che ciò potesse avere. Sicuramente un significato di distruzione, come questa città che si sta consumando da decenni.La Grande morte per rifiuti (foto by imaginepaolo)
Qualche settimana fa, su Repubblica, leggevo un articolo di Ghezzi in cui parlava di Napoli come di una delle città invisibili, poco a poco seppellita dai propri rifiuti, fagocitata dai suoi escrementi. Una metafora -neanche troppo sottile- del consumismo e del mondo che abbiamo costruito.
E il responsabile di tutto questo non è la camorra, non è Bassolino e ancor di meno quella povera donna della Iervolino ("Una donna mite", diceva di lei Napolitano in un comizio a Fuorigrotta nei primi anni '90). Il responsabile è, nel complesso, l'intera città e la società che l'ha generata così com'è ora. Napoli È la camorra, Napoli È il menefreghismo, Napoli È un consumismo sfrenato che genera immondizia. Parlo anche di immondizia intellettuale, di tutta quella merda che sommerge la testa della gente.
Napoli -e credo sia peggio ancora nel resto della Campania, dove quel fioco barlume del '99 ancora presente riluce più tenuemente- è alla fine come il conte Ugolino che divora i propri figli. La morte arriva per cancro, leucemia, pallottola. Tutti frutti della mafia, della camorra, o generati da essa.
Però la camorra ha potuto ciò perché certe istituzioni lo hanno permesso e perché conveniva a tanta gente onesta. La camorra, non dimentichiamolo, produce lavoro e ricchezza. Una ricchezza che tocca tutte le classi sociali, dall'alta borghesia dell'industria tessile (per esempio), agli strati più svantaggiati che racimolano qualche spicciolo lavorando per il clan. Forse è la piccola borghesia che rimane tagliata fuori da tutto il processo, ma permettetemi di nutrire dei dubbi su questa mia affermazione.
Il fatto è che la camorra è una forza reazionaria; per definizione. Va combattuta per il danno che produce e per la sua camaleontica abilità di sposare le pieghe del sistema. Va distrutta perché è una enorme e malsana nutrice che uccide i propri bambini.
Ragazzo con cane e monnezza (foto by Delfo) Forse parlo di tutto questo perché sono uno di quelli che è riuscito a partire e per cui sognare una eruzione non causa traumi più forti che scrivere un post in un blog. Vivendo fuori, all'estero, ci sembra di capire meglio i problemi che affliggono il Mezzogiorno, ma non facciamoci illusioni: nessuno ha in mano una soluzione che non sia a sua volta reazionaria e che causi più danni del male attuale. La risposta è, come sempre, 42... che poi è la metà di 84.
Rimane solo la speranza sul fondo del vaso di Pandora. La speranza che l'eruzione del Vesuvio sognata abbia un valore simile all'Arcano senza nome dei tarocchi: una fine non può far altro che regalare un nuovo inizio. Un inizio su basi migliori.