sabato, ottobre 20, 2007

La casa del Buon Gesù

Di rientro a Barcellona, a parte la sensazione di fiato sul collo post-conferenza, ho trovato la mia casa occupata. Cioè, mi spiego meglio: ho trovata la mia casa piena di ospiti. Amici che sono arrivati a Barcellona e che scrocc... e che stanno da noi da un mese, un mese e mezzo, pare.
Oddio! Sono una persona socievole e i miei coinquilini sono molto ospitali. Di fatto, in questi giorni, siamo arrivati ad essere 8 in casa, due per stanza, regolare. È vero che trovare alloggio a Barcellona è una delle imprese più complesse che vi sia (due anni fa buttammo il sangue per ben due mesi, visitando decine di appartamenti, prima di trovare questo piso). Dico "trovare alloggio", ma sarebbe piuttosto "trovare alloggio decente" dato i buchi che ti propongono a prezzi da suite all'Hilton.
Così, visto che casa nostra è un alloggio decente, gli ospiti vi si fermano a tempo indeterminato. Conseguenza diretta è che adesso abbiamo un paio di gruppi etnici che condividono casa con noi: i Fattoni, che vegetano sul divano davanti alla tv e si nutrono solo per gli effetti della fame chimica e le Portoghesi. Sembra che i Fattoni abbiano trovato un monolocale a Badalona, ne parlano da settimane ormai, ma le Portoghesi (uso il plurale anche se una delle due è regolare) credo che abbia visitato una sola stanza nel suo mese e mezzo di soggiorno qui.
Però, a parte la generale passività di questi ospiti (C. è stata bravissima e in una settimana si è tolta dai cogl... ha trovato casa), la convivenza va a gonfie vele. È questo che mi preoccupa. Le Portoghesi vivono di notte, fumando e sgolandosi davanti agli amici immaginari che vivono nei loro computer; interazione minima a cena. I Fattoni vanno a letto presto, anche qui, interazione minima durante il caffé alla mattina, e poi, anche se ci fosse più interazione, non è che danno fastidio a causa dell'iperattività.
Difatti inizio a preoccuparmi che mi sto adattando benissimo alla situazione, la apprezzo persino. I Fattoni sono generalmente piacevoli nella (poca) conversazione che hanno ed estremamente gentili e servizievoli. Ottimi coinquilini a conti fatti.
Le Portoghesi sono divertenti e carine (specificando che è la portoghese ospite che è particolarmente carina) e c'è anche un certo feeling. Sembra però che un vecchio nostro ospite plurimensile, J., si stia avvicinando a concludere con lei. Sarebbe una onta terribile per E. e me, indipendentemente da tutto... sarebbe come quando, nel 1990, la Germania ci vinse il Mondiale in casa!

lunedì, ottobre 01, 2007

Diario americano (4ª parte)

New York

Gente, un delirio di gente. Luci, suoni, colori... ma questa è l'ottava avenue, incrocio con la 43a strada, dove tutto è luccicante e caramellato. Manhattan.
Il mio primo approccio a NY è stato però attraverso un paesaggio fantascientifico: distese immense di casette di legno, al massimo di un piano, si estendevano nella pianura mentre dominavano, qua e là falansteri rosso scuro di 20 e più piani dalla forma a croce. Un paesaggio alla matrix, ma di giorno e con una foschia che rendeva irreali le sagome che si perdevano in lontananza.
Il Bronx è l'allegoria del delabramento delle cose. Quartieri interi come abbandonati a se stessi, ma con bambini che corrono negli spiazzi, ragazzi che parlano sulle scalette, vecchi che camminano... Impossibile non essere un buon fotografo a NY. I contrasti sono stridenti, i colori persino sono forti e i cliché si sommano ai déjà vu. Déjà vu per quel film continuo che è l'America.
Ad Harlem una coppia bianca spiccava tra i passanti come chicchi di caffé su un abito da sposa (NdA: avrei potuto dire "bagarozzi", ma mi sono trattenuto :). Molti bambini giocano per strada, esattamente come al cinema, con gli stessi movimenti, i medesimi High Five.
Alla fine la sagoma di Manhattan si perde nel traffico delle autostrade, bruma e smog, torri alte, ancora una volta, da città proibita di un film di fantascienza.Il Westin Hotel, nel cuore di Broadway