giovedì, gennaio 19, 2006

Chi siamo? Da dove veniamo? Si, ma perché?

Interrogarsi su come siamo fatti e su come ci vedono gli altri è pratica comune e lascia spesso il tempo che trova. Salvo che negli ultimi giorni (ahimé quanto intensi!) mi sono trovato davanti le mie verità... viste da altri.
Ammetto che non è un bello spettacolo.

Mi sono trovato ad affrontare il mio essere democristiano (come dice Anto), che è, vista da altri, un essere accondiscendente. Difficile affrontare di petto le situazioni quando temi di ferire gli altri; col risultato che te loro non si fanno problemi e devi anche dire grazie. Bisogna imparare a dire di no, come dice Pg in una sua grande metafora vegetale:

> ...ero troppo ottimista, come al solito.
> Una ragazza mi ha detto che sono
> troppo accondiscendente: derivera' dallo stesso lato del carattere?

No, secondo me no.
L'accondiscendenza deriva dal "voler far piacere" (o "non voler causare dispiacere"). Conosco il problema, soprattutto quando si tratta di dire di no e' dura - ma tocca imparare.
L'ottimismo e' altra (e positiva) cosa.
Ovviamente se non portata al paradosso: se dici che il cetriolo che hai nel sedere tutto sommato non e' male perche' la verdura fa bene, poi la gente se ne approfitta...

1 commento:

Ruthven ha detto...

Aggiungo un'appendice: proprio ieri, della serie "tu, come mi vedi?", L. mi ha proposto un gioco. Dovevo definirlo in 3 punti e poi definire me in 3 punti. Una volta iniziata questa catena di S.Antonio, dovevo chiedere la stessa cosa a tutti i miei conoscenti per poi capire se mi immagino secondo la realtà oppure no (ammesso che la realtà sia quella percepita dalla maggioranza degli altri).

Altro motivo di crisi è stato un regalo di A., che mi ha messo di fronte al mio modo di (non) cercare relazioni sentimentali stabili.