sabato, luglio 08, 2006

Barcellona non è il posto più indicato per ascoltare il flamenco... o forse si. L'immigrazione andalusa del secolo scorso ha portato la cultura e la musica del sud nell'organizzato e distante nord della Spagna.
Così mi sono ritrovato (come accade spesso) al Jazz Sí e questa volta di venerdì, per un concerto di flamenco.
Va detto che l'iniziazione a questo stile musicale l'ho avuto da parte di S., ragazza barcellonese (i casi della vita!) di passaggio a Rovereto. Le emozioni che avevo provato quella sera erano ben oltre quelle abituali dell'innamoramento. C'era il trasporto e la partecipazione al canto.
Anche questa notte sono rimasto sorpreso. Non parlo dei testi o della chitarra che introduce più che accompagnare, il canto. La voce di "el Chico" sembrava coltivata a cigarette e alcol; ma neanche questo mi ha toccato il cuore.
Piuttosto ho avuto l'impressione che in quella musica vi è tutto lo spleen, il mal di vivere e la difficoltà nel vivere questa vita, che i Poeti Maledetti descrivevano. Sarà un caso che adesso mi trovo accompagnato da un bicchiere di assenzio... Un bicchiere che sembra portare tutte le lacrime inespresse che compongono la voce, che grida e piange al tempo stesso, dei poeti andalusi.


Foto by Daniel CsorfolyFlamenco show in "La Carbonería", Sevilla.

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